Paragonarsi agli altri fa male, 3 domande per smettere di farlo

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Paragonarsi agli altri è un’abitudine che è diventata dilagante ai tempi di Facebook e Instagram.

Basta andare sul profilo di un ex compagno di liceo o di università per vedere che tipo di vita fa, dove abita, quanto viaggia, che locali frequenta.

Se abbiamo la percezione che abbia meno successo di noi, ci sentiremo bene.

Se pare che se la passi meglio, ci sentiremo peggio.

Sembra semplice. Eppure c’è molto altro da dire e da sapere sull’argomento.

Paragonarsi agli altri fa male: la storia di Giulia

La ragione per cui lottiamo contro l’insicurezza è perché paragoniamo il dietro-le-quinte della nostra vita con i momenti salienti delle vite altrui.

S.Furtick

Dopo lezione Giulia si reca al bar per un caffè.

Non ci sono tavoli disponibili e si siede su uno sgabello vicino la finestra. Per sentirsi meno sola prende il cellulare dalla borsa e apre l’app di Facebook. Dopo alcuni secondi di scroll ecco che nella bacheca appare una foto di Federica, una vecchia amica d’infanzia.

È una bellissima foto, c’è lei in bikini in una spiaggia bianca, con i piedi immersi in acqua limpida, in braccio una bambina sorridente dai boccoli biondi e gli occhi verdi.

La didascalia dice:

Esplorando angoli di paradiso con i miei amori… grazie tesoro per questa vacanza meravigliosa #paradise #migliormaritodelmondo #maldive #holiday.

Il primo pensiero di Giulia è “com’è dimagrita!” seguito da “ha pure avuto una bambina! E si è sposata!”.

Per un attimo il rumore dei tavoli e il chiacchiericcio di sottofondo delle persone attorno a lei si attutiscono. Giulia sente una strana sensazione di calore e fastidio venire dallo stomaco.

Quella foto perfetta ha reso il suo mondo estremamente im-perfetto.

Perché non ho un marito che mi porta a esplorare angoli di paradiso? Non ho neanche un fidanzato! Come ha fatto Federica a diventare così magra se fino a qualche anno fa pesava 70 chili?

E come ho fatto io a diventare così monotona e noiosa?

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Cause ed effetti di paragonarsi agli altri

Paragonarsi agli altri è dunque normale nell’era dei social media, ma lo era anche prima.

Siamo animali sociali e anche per questo impariamo a valutare e conoscere noi stessi grazie a dei riferimenti esterni.

Questi riferimenti possono essere lontani o vicini, e ci possono fare stare meglio o peggio. 

Tra i due, quelli che hanno un maggior impatto sono i paragoni con persone in qualche modo vicine (amici, parenti, vicini di casa, colleghi di lavoro), specialmente quando il termine di paragone è qualcosa di particolarmente sensibile per noi.

  • Ciò vuol dire che, per esempio, si potrebbe essere più infastiditi dall’aumento di stipendio di un collega che dal bonus stellare dell’amministratore dell’azienda per cui si lavora;
  • vuol dire che se, come Giulia, ci si sente soli, si potrebbe essere maggiormente toccati dal modesto matrimonio di un amica che da quello sfarzoso dei Ferragnez.

In questi casi, come in molti altri, paragonarsi agli altri fa male perché sposta l’attenzione su qualcosa che è al di fuori di noi, su cui non si ha nessun controllo.

Si spreca energia preziosa concentrandosi sulle vite degli altri quando si potrebbe usare la stessa energia per prendersi cura della propria.

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2 Modi di paragonarsi

Ecco quindi il punto centrale.

Se è vero che paragonarsi può essere deleterio è anche vero che non deve per forza esserlo, perché ci sono due modi di farlo, uno costruttivo e l’altro distruttivo:

  1. È possibile paragonarsi a persone che fanno meglio di noi e sentirsi ispirati a migliorare, o semplicemente sentirsi felici per loro. In tal caso, se il confronto aiuta ad acquisire consapevolezza su cosa è necessario lavorare o su quali sono i propri obiettivi, quello è un paragone costruttivo.
  2. Quando, invece, il paragone con altri porta a essere insicuri, o fa sentire peggio rispetto a prima, quello è un paragone distruttivo, perché toglie la motivazione e diminuisce la voglia di essere pienamente sé stessi.

Il secondo tipo di confronto è specialmente insidioso sui social media, dove la gente mostra solo quello che vuole far vederedove le vite appaiono lucidate e protette dal filtro delle apparenze.

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Come evitare di paragonare le nostre vite a quelle degli altri, 3 domande

Per disinnescare l’effetto scoraggiante che le vite degli altri possono avere su di noi è utile ricordarsi che non è tutto ora quel che luccica, che nessuna vita è perfetta, che nessuno è perfetto.

Se a volte si arriva a credere che qualcuno lo sia è probabilmente perché portiamo già dentro la convinzione di essere in difetto e ci confrontiamo con gli altri solo per alimentare la nostra insofferenza interiore.

Ognuno di noi ha una propria strada da seguire e le varie destinazioni a cui porta, nonché i tempi di arrivo, saranno diversi per ogni singolo individuo.

Il ritmo e la meta del viaggio sono una questione di scelte personali, una questione di priorità e valori personali.

Quindi è necessario, prima di lasciarsi abbattere da paragoni che potrebbero far perdere autostima e sicurezza nelle proprie abilità, farsi 3 domande fondamentali:

1. È veramente importante per me? 

Se il tuo vicino di casa ha comprato l’auto nuova e tu inizi a sentirti un po’ sfigato quando sali sulla tua Panda chiediti: mi importa veramente spendere soldi per un auto nuova oppure ho cose più importanti a cui pensare?

Magari il vicino non ha altre ambizioni, magari era da una vita che voleva avere quell’auto e ha lavorato sodo per averla.

In ogni caso, pensa alla tua prospettiva, e poi alla sua, e ti renderai conto che molto probabilmente ci sarà una differenza di valori e priorità che rende il confronto ingiusto.

2. Dove voglio andare? 

Prima di chiederti “come mai non mi sono ancora sposata?” o domande del genere, chiediti dove vuoi andare.

Chiediti se il matrimonio o il figlio o la promozione o la casa sono cose che vuoi avere sul serio, se fanno parte del tuo disegno di vita perché le desideri o perché le hanno gli altri.

Forse ti renderai conto che non le vuoi ancora, che c’è altro da fare prima. Porta l’attenzione alla tua di vita tendando di aumentare la tua consapevolezza.

3. Cosa ho fatto finora? 

Questa è la domanda più importante ma anche la più delicata. Per rispondere bisogna provare a essere obiettivi ma anche pazienti e gentili con sé stessi.

Ci sono diversi criteri per valutare la vita di una persona e non tutti sono applicabili a tutti.

Se mi paragono a mio padre pensando che lui alla mia stessa età aveva già due figli e un impiego stabile – e io no – non faccio nessun favore a me stesso.

Allo stesso modo non aiuta constatare che un compagno di liceo guadagna 10.000 euro al mese o 1.000.

Non si può giudicare la vita di nessuno contando quanti figli, quanti soldi o quante case ha, e a quanti anni li ha avuti.

I parametri non sono gli stessi. 

I contesti in cui operiamo sono sempre diversi, così come lo sono le persone con cui ci relazioniamo, le ambizioni e le potenzialità che abbiamo.

L’unico paragone che ha senso, dunque, è quello con sé stessi, con chi si era ieri, un anno, dieci anni fa. È qui che si riesce a capire la distanza percorsa, i traguardi raggiunti.

È solo guardando a sé stessi che si può capire quello che si è fatto e che si deve fare.

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Ogni vita è diversa, pensa alla tua

La vita ha infinite sfaccettature e ciascuno di noi vive la sua.

  • Ci sono esempi di chi si sposa a cinquant’anni senza mai lasciarsi e di chi si sposa a venti per divorziare l’indomani;
  • c’è chi trova il lavoro sbagliato subito dopo l’università e chi trova quello giusto dopo anni di ricerca;
  • c’è chi non avrà mai figli e chi ne ha fin troppi;
  • c’è chi ha il fisico asciutto perché ama la palestra e chi la pancia perché ama il divano;
  • c’è chi ha avuto sfortuna all’inizio e ha poi capovolto la situazione,
  • chi ha fatto subito fortuna e poi ha perso tutto;
  • chi sta bene finanziariamente e male psicologicamente;
  • chi è sereno e povero;
  • chi è contento della sua bici e chi è insoddisfatto della sua Porsche;
  • chi ha fatto tutto meravigliosamente bene fino alla fine e chi ha continuato a sbagliare fino alla fine.

Non importa, non ti deve importare. Prendi le vite altrui per quello che sono, esperienze uniche e indipendenti dalla tua.

Che noia sarebbe il mondo se facessimo tutti le stesse cose, se avessimo tutti le stesse esperienze, negli stessi momenti.

Invece siamo tutti diversi, tutti indaffarati come tante formichine, ognuno per la propria strada, ognuno con un proprio intento, con una propria meta da raggiungere, con i propri tempi… ed è giusto che sia così, è bello che sia così.

Video: Paragonarsi agli altri non è mai una strategia

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