Imparare a provare gratitudine è l’antidoto contro l’infelicità

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Quante volte al giorno esprimi gratitudine dicendo, o pensando, grazie?

Non intendo quando il cameriere ti porta la pizza o quando qualcuno del palazzo ti tiene aperto il portone.

Intendo grazie per quello che hai, per la persona che sei, per l’amore che ricevi (e quello che non ricevi), per le opportunità, la salute, la famiglia, gli amici.

Gratitudine e felicità

Grazie è una parola meravigliosa, perché dentro di sé contiene un messaggio.

Il messaggio parte dalla vibrazione della gratitudine e si propaga nell’Universo comunicandoGli che siamo aperti a ricevere, che siamo capaci di apprezzare.

Per Universo non intendo qui solo un piano di realtà astratto o superiore ma, più concretamente, la rete di esseri umani attorno a noi.

La positività della gratitudine è un vero e proprio magnete sociale, attira e ispira fiducia.

Chi è grato è felice, e le persone felici sono quasi sempre quelle che fanno la miglior impressione, che guadagnano di più o che hanno migliori relazioni interpersonali.

Di contro, le persone infelici, essendo spesso concentrate su quello che non hanno, raramente provano gratitudine e raramente rendono le persone ben disposte nei loro confronti.

È ovvio se ci riflettiamo un po’ su.

Se tu fossi il manager di un’azienda e ti trovassi a scegliere tra due candidati con le stesse qualifiche ed esperienze quale sceglieresti?

Quello che si presenta al colloquio col sorriso o quello col broncio?

E quando sei fuori con amici con quali persone tendi a parlare di più, con quelle allegre o seriose?

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La mia esperienza di ingratitudine

Sarò sincero sono stato più volte la persona imbronciata alla festa.

Se parlo e scrivo così spesso di felicità è, dopotutto, perché non sono stato molto felice nei primi anni della mia vita e adesso sento di dovermi rifare.

Ho vissuto entrambi i lati della medaglia, fatto esperienza di entrambi gli stati d’animo, è ho visto l’effetto che hanno su me stesso e sulle altre persone la gratitudine e l’ingratitudine.

Quando non trovo motivi per essere grato mi concentro solo su quello che non ho e che non sono.

Mi paragono agli altri, provo invidia o rabbia nei confronti di chi riesce ad avere una vita migliore con un minor sforzo.

Arrivo persino a sentirmi inferiore.

Di contro, ci sono momenti in cui mi sento pieno di gratitudine per la vita che sono riuscito a costruire, giornate leggere in cui sembra che il mondo intero mi voglia bene.

Sono questi i giorni in cui mi sento fortunato, in cui arrivano le buone notizie, i complimenti e persino denaro inaspettato.

E non è un caso.

Gli effetti evidenti che la gratitudine ha sugli altri mostrano come esista una vera e propria legge dell’attrazione, una sorta di corrispondenza tra ciò che siamo dentro e ciò che è fuori.

Dipendenza da vittimismo e lamentele

Sento spesso dire ad amici e parenti che le emozioni negative vanno espresse liberamente, che se c’è una qualche frustrazione bisogna “sfogarsi” per far passare tutto.

L’idea è, in sostanza, che basta lamentarsi per tornare a sentirsi leggeri.

In passato credevo molto a questa idiozia così mi lamentavo tutte le volte che ne avevo la possibilità, la maggior parte delle volte per amori non corrisposti.

Martoriavo i miei amici con sermoni infiniti sull’ingiustizia della vita e dell’amore.

Li tenevo in ostaggio e li costringevo ad ascoltarmi mentre provavo a convincerli del fatto che l’universo avesse scelto me personalmente come zerbino.

Nonostante creasse sofferenza era un pensiero che mi faceva sentire importante questo: io, l’unico al mondo a non aver nessun motivo per essere felice.

Se qualcuno provava a farmi notare che non era tutto così male mi incazzavo quasi, come osate provare a tirarmi su il morale?

Sentirmi triste era una mia prerogativa, la mia strategia per avere attenzione, ricevere compassione ed empatia dagli altri.

Ogni volta che l’Universo metteva sul mio cammino persone che mi avrebbero lasciato, ignorato o rigettato, pensavo tra me e me, “Visto? Sono proprio uno sfigato non c’è nulla da fare!“.

Non mi chiedevo mai quale fossero le mie responsabilità, se per caso fossi stato io a fare scelte sbagliate, a dare attenzione alle persone sbagliate e ignorare quelle giuste.

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Come la gratitudine mi ha cambiato la vita

La soluzione al mio approccio malsano alla vita arrivò dopo un po’ di anni, e iniziò proprio da questa parola: Gratitudine.

Inizialmente provai molta resistenza visto che ero troppo abituato a vivere nella tristezza per pensare di poter convivere con la gioia.

Quando pensavo alla gratitudine mi veniva quasi da urlare, “Grato!? Per cosa dovrei essere grato se vivo in un tugurio, sono povero e sempre solo?!“.

Si venne a creare una sorta di contrapposizione tra due menti, una che voleva continuare a fare lo zerbino e l’altra che voleva addestrare la prima ad apprezzare invece che biasimare.

Per farlo decisi di iniziare con qualcosa di molto semplice e mai provata prima.

Per diversi giorni, prima di andare a letto, scrivevo su un diario personale almeno dieci motivi per cui dire Grazie.

Dicevo grazie per le cose basilari, come un tetto sopra la testa, una mente sana, un corpo sano, la possibilità di comprare libri, imparare cose nuove, mangiare bene.

A poco a poco vidi che riuscivo a trovare nuovi motivi per provare gratitudine e imparai a sentirmi fortunato di avere cose che fino al giorno prima davo per scontate.

Fu allora che notai i primi cambiamenti nel modo di pensare, di relazionarmi agli altri con maggiore coraggio e positività.

Per esempio, ricordo che una sera andai da solo in un bar (esperienza che prima di allora era sempre stata un dramma) e senza sforzarmi feci amicizia con un gruppo di ragazzi e ragazze che “dal nulla” mi invitarono a unirmi a loro.

Sentii come se la gratitudine mi avesse reso più sfacciato e meno intimorito dalle persone.

Avevo l’attitudine di chi non ha nulla da perdere e nessun bisogno di proteggersi, cosa che mi fece sentire in perfetta sintonia col mondo.

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una pagina del mio diario della gratitudine

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Le conseguenze dell’ingratitudine

Ci sono sempre buone ragioni per essere ingrati, sentirsi vittime o lasciarsi andare all’apatia.

Ci sono sempre soldi che mancano, coincidenze sfortunate, speranze infrante, esami andati male, colloqui andati peggio, giornate troppo corte e pandemie impreviste.

Possiamo lamentarci perché viviamo in città invece che in campagna o in campagna invece che in città.

Perché non abbiamo una moglie abbastanza bella o comprensiva, o perché i nostri figli non ascoltano come dovrebbero.

Che succede però quando le lamentele diventano la normalità, quando ci svegliamo con loro e andiamo a letto con loro?

Per esperienza ti dico che la gente si allontana da te quando sai solo pensare o parlare di cose negative.

Inizi a cercare conforto nelle attività più distruttive, a essere più vulnerabile alle dipendenze, a stare più incollato al cellulare, a mangiare più schifezze o guardare più TV spazzatura.

L’ingratitudine è come un pozzo nero che continua a sprofondare fino a quando non vedi più la luce dell’imboccatura.

Credimi l’ho provato.

E alla fine di quel pozzo ho solamente trovato altri pensieri marci, disistima, odio, ansia e, in ultima analisi, voglia di spegnermi e smettere di provare.

(forse persino smettere di vivere)

Intraprendere la strada della gratitudine

Adesso arriva il momento in cui dirò cose che alcuni non vorranno sentire.

Lo so perché anch’io non volevo sentirle.

Sbuffavo sempre quando da piccolo mi dicevano che mentre noi avevamo cibo in tavola in Africa morivano di fame.

E forse sbufferei ancora adesso se fossi povero e mi dicessero che non posso lamentarmi perché c’è chi vive sotto un ponte.

A volte si confonde l’apprezzare quello che si ha con il compromesso, l’accontentarsi, la rinuncia a una vita migliore.

Eppure per cambiare la propria vita si inizia proprio e per forza da lì, dalla parola grazie.

Motivi per essere grati

Può essere un grazie per i genitori, perché anche se ti deludono finiscono sempre per forgiare il tuo carattere e darti dei valori da seguire.

Si può essere grati per il tempo, perché anche se ti senti vecchio non sarai mai più giovane di oggi.

Personalmente adoro dire grazie per le persone che mi amano, perché non è per nulla scontato che ci debba essere qualcuno che ti vuole bene a questo mondo e se c’è vuol dire che avrai fatto qualcosa di buono.

C’è poi il grazie per le possibilità economiche, soprattutto quando ti permettono di fare esperienze che arricchiscono.

Ti consiglio di dire grazie per la tua intelligenza, perché credo sia lo strumento più potente che hai a disposizione.

Se vuoi essere più pratico apprezza anche il cibo che hai nel frigo, la macchina parcheggiata sotto casa, i calzini nella cassettiera della stanza da letto.

Dì grazie per Google che ti permette di trovare articoli come questo e un’infinità di risorse per formarti.

Grazie per chi sceglie quotidianamente di condividere il proprio sapere con gli altri. Grazie per chi è disposto a darti una mano se ne dovessi avere bisogno.

Ma soprattutto grazie per la possibilità di cambiare, per la libertà di muoversi, di sbagliare, di crescere e imparare dagli errori.

Ti lascio dunque con questo augurio, che tu possa trovare la capacità di provare gratitudine per le strade sbagliate che prenderai, perché vorrà dire che avrai capito, grazie a loro, come imboccare quelle giuste.

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1.Dentro la tana del coniglio – cosa ci rende felici

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