Perché si ha paura di crescere

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La paura di crescere è un fenomeno diffuso sopratutto in Italia dove il 62% della popolazione tra i 18 e i 35 anni vive ancora a casa con i genitori.

La ragione che viene spesso data è la precarietà del lavoro insieme alle basse retribuzioni.

Ma se ci fosse qualcos’altro?

Sarà sicuramente vero che nel nostro paese i giovani non vengono agevolati nel trovare un lavoro e un alloggio che possono permettersi.

Eppure le difficoltà economiche non giustificano per intero il motivo per cui siamo uno tra i popoli più mammoni d’Europa.

Proviamo allora a guardare la situazione da una prospettiva più ampia.

Paura di crescere e “modelli” di mondo

Ognuno di noi ha un modo preciso di vedere il mondo, una rappresentazione mentale della realtà.

In altre parole, abbiamo una mappa in testa, una mappa che serve a capire dove possiamo andare, che ci dice quali sono le nostre opzioni nella vita.

Secondo la mia mappa mentale il mondo potrebbe essere un posto pieno di opportunità e io potrei sentirmi perfettamente in grado di sfruttarle tutte.

Secondo la tua mappa mentale, il mondo potrebbe essere un posto ostile e potresti sentirti in pericolo ogni volta che ti ritrovi da solo ad affrontarlo.

In entrambi i casi la nostra mappa, il nostro modello mentale, non sarebbe la perfetta rappresentazione del mondo reale, ma solo un’idea dello stesso.

Così come la mappa non coincide con il territorio, il modello che abbiamo del mondo non coincide interamente con il mondo.

Quello che questa metafora ci permette di capire è che la paura di crescere è spesso legata a una rappresentazione distorta della realtà che i giovani hanno.

Molti di loro sono convinti di non avere le capacità adatte a diventare padri, a mantenere un lavoro o a comprare casa.

Altri temono che se escono di casa finiranno per strada.

Altri ancora non riescono nemmeno a immaginarsi nella veste di persona adulta e responsabile.

Se potessimo ridurre l’intero modello di mondo in una sola frase, per coloro che riescono ad andare via di casa senza troppi problemi questa frase sarebbe:

Io sono capace di fare quello che voglio e ovunque io vada potrò trovare ciò che mi serve per costruire una vita soddisfacente.

Per chi non riesce a emanciparsi, invece, la frase che più riassumerebbe il loro modello di mondo sarebbe:

Senza i miei genitori accanto non posso andare lontano, diventare grandi è troppo difficile e io non ho ancora le capacità adatte a essere una persona indipendente.

Il ruolo dei genitori

Una delle componenti fondamentali nel maturare una visione del mondo positiva è sicuramente l’educazione dei genitori.

Quando una madre o un padre sono troppo protettivi non permettono al bambino di imparare a contare su se stesso perché il loro atteggiamento invia un messaggio preciso:

Non sei in grado di cavartela da solo quindi hai bisogno di protezione.

Nel caso opposto, dei genitori che non sono molto presenti potrebbero portare i figli a credere di non valere molto cosicché il risultato finale sarà lo stesso:

Non merito l’affetto dei miei genitori perché non valgo, e se non valgo non sarò capace di cavarmela da solo nella vita.

A livello psicologico questi non sarebbero pensieri espliciti, bensì delle convinzioni profonde e limitanti che andrebbero a influenzare ogni scelta di vita.

Ciò che conta al momento è capire che la paura di crescere ha una sua origine nell’esperienza socio-familiare e che nella maggior parte dei casi non facilita la felicità ma la compromette.

Leggi anche: Qual’è il senso della vita, l’illuminante risposta di Alfred Adler

Quando non si riesce a crescere a 30 anni

Certo, la paura di diventare grandi può anche aver senso quando si è piccoli.

Da bambini abbiamo bisogno di sentirci protetti dai genitori e la loro mera presenza basta a renderci felici.

Da grandi il discorso cambia.

Se si continua ad avere paura di crescere a 30 anni, o a 40, può voler dire che qualcosa non si è sbloccato, che non abbiamo ancora ottenuto ciò di cui avevamo bisogno e che per questo non abbiamo potuto sviluppare il senso di indipendenza.

Quando ciò accade, il nostro modello di mondo ne risulterà modificato, distorto, in quanto, in qualche modo, dovremo giustificare a noi stessi il motivo per cui non siamo capaci di crescere.

Le distorsioni mentali che ci proteggono dalla paura di diventare grandi

Le distorsioni mentali che ci proteggono dalla paura di crescere sono di 3 tipi:

  • generalizzazione;
  • cancellazione;
  • deformazione.

Per capire come funziona la generalizzazione prendiamo una frase che molti ragazzi dicono: non c’è nulla che posso fare.

“Nulla” o “niente” o “nessuno” sono dei termini molto generici ed estremi.

Sono parole che non danno nessuna possibilità di reazione, che tolgono la voglia di agire e di rischiare.

Coloro che hanno paura di crescere a 30 anni sono spesso vittime di una distorsione mentale in quanto diminuiscono nella loro mente la loro vera potenza e il loro vero potenziale.

In teoria non c’è nulla a impedire a un individuo sano di auto-mantenersi.

Nella pratica ciò non accade quando non si ha piena consapevolezza delle proprie abilità.

Abbiamo già visto come con la generalizzazione si può creare una versione della realtà che sia in bianco e nero.

Con la cancellazione invece si eliminano dalla propria consapevolezza le “prove” delle proprie vere capacità.

C’è per esempio chi “sceglie” di concentrarsi su quello che non sa o che non può fare, chi nota soltanto i propri limiti e non nota le possibilità che sono là fuori.

O c’è chi, nel caso della deformazione, cambia il significato di un evento positivo scegliendo di vederlo come negativo per continuare a confermare a sé stesso di non poter ancora crescere.

L’obiettivo di crescere vs l’obiettivo di rimanere bambini

Possiamo anche studiare e scoprire tutti i fattori socio-economici che impediscono a quel 62% di ragazzi e ragazze italiani di crescere, ma alla fine della giornata ciò che fa la differenza è la loro voglia di farlo.

A causa dei loro modelli di mondo e delle loro distorsioni mentali, i “mammoni” d’Italia hanno scelto la cosa più logica per loro, quella di rimanere a casa.

D’altro canto, i “non-mammoni” hanno scelto diversamente perché avevano un diverso modello di mondo, diverse opportunità economiche e una diversa concezione delle loro capacità.

Sia nel primo che nel secondo caso, c’è sempre una scelta, inconsapevole o pensata, che influenzerà tutte le loro azioni e tutte le loro decisioni future.

Quando ho deciso di non crescere

Uso me stesso come esempio.

Anch’io ho deciso di non crescere una volta.

Non è stata una decisione esplicita e nemmeno consapevole.

A un certo punto della mia vita, quando avevo 19 anni, ho constatato che non avevo nessuna intenzione di diventare grande, perché nel mio modello di mondo “diventare grande” voleva dire perdere l’amore dei miei genitori.

Così, nel decennio dei miei vent’anni, per quanto dicessi a me stesso di voler trovare casa e lavoro, non facevo nulla di concreto per realizzarlo, ma piuttosto sabotavo inconsapevolmente ogni concreta opportunità di crescita.

Ciò volle dire niente lavori seri e niente relazioni serie in quanto entrambi mi avrebbero portato all’emancipazione e a perdere l’appoggio (la protezione) dei miei genitori.

Il modo in cui l’ho fatto è coerente con quanto detto prima sulle distorsioni:

  • generalizzavo la mia visione del mondo arrivando a credere che non ci fosse nessuno disposto a darmi un lavoro stabile;
  • cancellavo dalla mia mente tutto ciò che provava che ero perfettamente capace di avere una vita da adulto;
  • deformavo il significato di eventi che rendevano evidente la mia maturità alimentando così l’idea di essere debole e bisognoso di supporto.
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Quando si cambia, quando si riesce, finalmente, a crescere

In alcuni paesi, i ragazzi escono di casa a 18 anni, mentre in altri paesi sono ancora con i genitori a 40.

Nel mondo naturale ci sono animali che imparano a camminare da soli subito dopo la nascita e altri che devono rimanere sotto la protezione della madre per qualche mese.

La differenza trai il mondo degli umani e quello degli animali è che, in quest’ultimo, l’istinto porta i cuccioli ad andarsene quando arriva il momento giusto.

Mentre per noi questo momento può essere dilazionato dalla paura.

Perché questo importantissimo passaggio avvenga finalmente devono esserci alcuni fattori motivanti.

Le motivazioni

In primis, la volontà.

Nessuno ti obbligherà mai a crescere se non sei la prima a volerlo.

Al tempo stesso non lo vorrai mai se non credi di avere ciò che serve.

Dunque oltre alla volontà di farlo si cresce quando ci si vede più forti e cresciuti di prima.

Qui è dove le distorsioni mentali hanno il loro effetto più distruttivo perché possono portarci ad avere una visione molto limitata di quello che possiamo fare.

Coloro che non credono di saper fare nulla avranno difficoltà a trovare la voglia di crescere.

Fortunatamente, però, arriva un punto nella loro vita in cui entra in gioco un fattore essenziale alla crescita: il senso d’urgenza.

Più passa il tempo, infatti, e più ci si rende conto che il pensare poco di sé stessi è altamente pericoloso.

Un’idea povera del mondo e delle proprie abilità conduce a vivere una vita insoddisfacente.

Porta a non inseguire i propri sogni e ad accontentarsi di poco o nulla pur di non correre il rischio di fallire.

Grazie al senso d’urgenza si dà più importanza al tempo e si evita di sprecarlo in attività che non rendono felici.

Vivere appieno la vita, rimanendo bambini dentro

Ci sono diversi modi di vedere i bambini e diversi modi di rimanere bambini dentro.

Certo, i bambini sono coloro che non sanno prendersi cura di sé stessi ma sono anche coloro che sanno correre rischi e sognare.

I bambini sanno creare, i bambini sanno giocare.

E il gioco, il rischio, la creatività e la capacità di sognare sono essenziali per vivere appieno la vita.

La paura tende a far spegnere la vita perché vuole la sicurezza e vuole la serietà.

Mentre per realizzare i sogni si devono fare cose che spaventano, cose che ci portano a cambiare il nostro modello di mondo per renderlo più aperto e positivo.

Le scelte basate sulla paura si rivelano sempre sbagliate nel tempo e le nostre paure smettono di avere appiglio quando ci si rende conto di non avere più tempo a disposizione.

Io alla fine ho abbandonato l’idea di non poter crescere perché ho capito che se avessi continuato a vedermi piccolo alla fine avrei perso tutto, inclusi i miei genitori.

Allo stesso modo, tutti i trentenni che vivono ancora una forte dipendenza dai genitori hanno una scelta da fare:

lasciare che mamma e papà continuino a proteggerli o provare a correre qualche rischio da soli, sperimentare uno stile di vita senza rete di sicurezza.

Non c’è nulla di più entusiasmante della constatazione di stare iniziando a vivere sulle proprie gambe, di essere diventati capaci di fare, di essere responsabili dei propri successi e fallimenti.

In questo passaggio dall’infanzia all’età adulta si nasconde forse uno dei capisaldi della vita su questo pianeta, una sensazione terrificante ma che fa sentire estremamente vivi.

Perché non si può vivere se non si cambia, e tutto ciò che è vivo al mondo deve cambiare, si deve trasformare, deve crescere… anche se ha paura.

Video: E tu hai paura di crescere?

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