Il Life Coaching è uno strumento di allenamento alla vita, profondamente diverso dalla psicoterapia o dal counseling, sia nella durata che nella tipologia di approccio.
È principalmente un modo di relazionarsi che si fonda sul non-giudizio e su una completa e incondizionata fiducia nell’individuo, nella sua capacità di trovare le risposte che cerca.
Un rapporto, non solo di coaching ma di qualsiasi natura, fondato su questi presupposti aiuta a diventare più coerenti con sé stessi, a diminuire la distanza tra quello che si è dentro e quello che si è fuori.
Spesso, infatti, il giudizio su di sé, o la paura stessa di essere giudicati, porta ad essere più cauti, ad abbandonare i propositi prima del dovuto, a smettere di provare o a non cominciare nemmeno.
Senza giudizio invece si diventa più liberi di scegliere chi si vuole essere, chi si vuole diventare, diventando così più efficaci.
I due capisaldi del life coaching: consapevolezza e responsabilità
Ma cosa vuol dire esattamente essere efficaci?
Vuol dire sostanzialmente stabilire un obiettivo personale e riuscire a portarlo a termine, superando gli ostacoli di percorso e sapendo trovare la giusta motivazione di andare avanti.
Un bravo coach ha le competenze adatte per portare l’individuo a trovare risposte importanti a domande importanti, allenare la sua mente a fare chiarezza interiore sulle scelte che potrebbero favorire un futuro più in linea con i desideri.
Tra le capacità da allenare ci sono soprattutto i due capisaldi del metodo Life Coaching: Consapevolezza e Responsabilità.
La consapevolezza nel life coaching
Consapevolezza è conoscersi, conoscere la propria natura, avere chiaro in mente cosa si vuole e perché, saper individuare le proprie potenzialità e i propri limiti, quali convinzioni ampliano il proprio mondo e quali lo restringono.
La responsabilità nel life coaching
Responsabilità vuol dire essere “abili a rispondere”, essere in grado di far fronte alle difficoltà, di agire, di prendere in mano la propria vita, di rimboccarsi le maniche per costruire e, laddove necessario, correggere.
Una persona responsabile e consapevole dunque non si lamenta, non biasima il caso, la sfortuna o il prossimo per quello che gli/le accade, ma si chiede cosa può fare per cambiarlo.
In questo processo di auto-scoperta il coach aiuta a osservarsi, a individuare obiettivi precisi, fare un piano d’azione e riconoscere le proprie convinzioni limitanti, ovvero tutti quei pensieri che potrebbero sabotare le possibilità di riuscita e impedire di riconoscere la propria verità personale.
5 motivi per provare il Life Coaching
1. Aumenta la consapevolezza
Grazie ad un Coach si riescono a trovare le risposte che sono già dentro, a “vedere” i propri pensieri, notare le convinzioni limitanti e prendere atto delle proprie potenzialità innate.
In questo processo viene rafforzata la propria identità, nonché la consapevolezza del proprio scopo nella vita.
2. Rende più responsabili
Un bravo Coach tenterà sempre di aiutare i propri clienti a riconoscere le proprie responsabilità, a non rinunciare al proprio potere di cambiare le cose o influenzare gli eventi e le persone in modo positivo.
Il focus è sempre sulla persona e su quello che può fare, non sugli ostacoli o le difficoltà esterne.
Ci sono sempre giustificazioni plausibili e buoni motivi per accettare una situazione sfavorevole, con il life coaching si impara ad assumersi le responsabilità di migliorare le cose indipendentemente dalle circostanze.
3. Aumenta l’autostima
Conseguenza naturale per la persona che ha imparato a conoscersi è un più elevato livello di fiducia e sicurezza in sé stessa.
Imparando poi a porsi degli obiettivi e ad assumersi la responsabilità di raggiungerli si acquista fiducia nelle propria capacità, nel proprio senso di auto-efficacia.
Un bravo life coach è in grado di porre la tua attenzione sui miglioramenti e i traguardi raggiunti, facendo sì che tu possa sviluppare un’autostima basata sui fatti.
4. Allena alla sospensione del giudizio
I giudizi sugli altri, sulle cose o su sé stessi possono essere il frutto di interpretazioni non corrette della realtà, di esperienze negative o distorsioni di pensiero.
Grazie al coaching le associazioni mentali che limitano la scoperta di sé vengono più facilmente individuate e, potenzialmente, rimpiazzate con input di pensiero più obiettivi, più “puliti”, più utili al conseguimento dei propri scopi.
5. Aiuta a essere più felici
In ultima analisi, c’è un rapporto di proporzionalità inversa tra felicità e inconsapevolezza.
La persona inconsapevole inseguirà sogni che non sono propri, non comprenderà i motivi dei propri fallimenti, tenderà ad incolpare il prossimo e, così facendo, rimarrà ignara di quello che deve fare per trovare la propria felicità.
La vera felicità si fonda invece su una profonda conoscenza di sé.
Chi è consapevole sa che ogni difficoltà è un’occasione per imparare, per migliorare.
Il motto del “conosci te stesso” è dunque estremamente rilevante per il Life Coaching, ma lo è anche per chi non volesse ricorrere ad aiuti esterni per stare meglio.
Il Life Coaching non è solo un supporto alla crescita, ma un modo d’essere
I principi su cui si fonda la relazione tra Coach e cliente, infatti, non sono ristretti a questa professione.
Sospendere il giudizio sulle persone, avere fiducia nelle loro potenzialità innate e nella loro capacità di trovare risposte è qualcosa che tutti possono imparare a fare.
Tutti possono assimilare un modo di relazionarsi, un modo d’essere che dà respiro all’anima degli altri, che dà loro “aria”.
Tutti possono imparare a far sentire gli altri accolti e ascoltati, a dare loro spazio mentale per pensare in modo obiettivo, per vedere cosa è vero, cosa è giusto fare.
I Coach professionisti sono semplicemente persone che hanno scelto di farlo, che hanno adottato in pieno un modo d’essere che aiuta le persone a sbocciare, a muoversi, a diventare.
LIBRO: Il gioco interiore del tennis. Come usare la mente per raggiungere l’eccellenza
Il semplice quanto rivoluzionario manuale di Timothy Gallwey, ispirato ai principi della filosofia Zen e della Psicologia Umanistica, è stato uno dei primi testi seminali di Psicologia dello Sport, quando era ancora molto raro trovare queste 2 parole stampate una accanto all’altra.
Ma, oltre ad essere stato apprezzato e utilizzato da intere generazioni di tennisti, è anche e soprattutto divenuto fin da subito un libro di riferimento per chiunque voglia migliorare il proprio rendimento e avvicinarsi il più possibile al massimo in ogni ambito, personale o lavorativo che sia: da questo punto di vista il tennis, nel limpido ragionamento di Gallwey, si è rivelato il medium perfetto.
Non si tratta di tennis. Non si tratta di vincere e perdere; se siamo qui solo per fare esperienza, allora siamo liberi – Timothy Gallwey
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Ciao,
ti faccio i complimenti per il modo in cui esponi cosa tratti il coaching, disciplina purtroppo molto trascurata in Italia.
Da una parte c’è grande scetticismo, al quale certamente hanno contribuito molti coach che vendono l’impossibile, su un modello molto “americaneggiante” da pacche sulle spalle, prove sui carboni ardenti e via dicendo. Dall’altra c’è una sorta di ostracismo da parte del mondo accademico, secondo cui solo gli psicologi possono occuparsi di questi problemi. Mentre io, che beninteso sono a favore della psicologia, credo che gli psicoterapauti possano aiutare (e solo loro, non altri) laddove ci siano patologie o problemi che compromettono davvero la salute e dai quali, senza un aiuto esterno, non si possa uscire. Ma laddove il problema sia un momentaneo blocco della persona, l’incapacità di individuare un obiettivo e come raggiungerlo, la difficoltà a fare squadra in un’azienda (cose che sono alla portata di tutti, ma senza qualcuno che ti permetta di cambiare prospettiva e modo di comunicare, con gli altri e con te stesso, diventano difficili) ritengo il coaching abbia molte più frecce al suo arco da poter spendere. Ti faccio i complimenti, da coach!
Grazie Mille Luca! Sicuramente dette da te queste parole fanno ancora più piacere. Continuiamo a diffondere la cultura del coaching 😉