Ogni studente dovrà scegliere il proprio percorso di studi. Farà i conti con i propri sogni e aspettative. Fondamentale sarà la motivazione scolastica.
I genitori non sempre sono sereni ad accettare le scelte dei figli.
Spesso ci sono litigi, o peggio ancora costrizioni, che vedranno il ragazzo lottare contro chi lo dovrebbe assecondare e comprendere.
La scelta di un futuro scolastico può generare attriti e traumi all’interno di una famiglia.
Ancora oggi molti pensano che la scelta di un percorso scolastico determinerà un certo tipo di lavoro e di conseguenza un certo stile di vita.
Ma è davvero giusto preoccuparsi oggi di un lavoro così lontano nel tempo?
La scelta di un istituto superiore, o università, potrà così tanto influenzare la nostra felicità?
I due tipi di motivazione scolastica
1. Intrinseca
È una motivazione interna mossa da curiosità e gratificazione personale. È quando ci impegniamo in qualcosa per il puro piacere di farlo. Lo studente con questo tipo di motivazione è quello che studia per sé e non per il voto finale.
Nel tempo libero si interessa di argomenti più o meno complessi, per cui svilupperà pensiero critico e attitudine all’apprendimento.
Con questa motivazione scolastica, probabilmente avrà bisogno poche volte di darsi delle “regole” per studiare.
La sua curiosità lo aiuterà ad assimilare nozioni, che poi sarà capace di utilizzare nei vari compiti scolastici. Non è il “secchione”, ma quello che sente gioia nello scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo.
Questo metodo di imparare è utilissimo per costruirsi un’identità solida e aumentare la propria autostima. Uno studente con motivazione intrinseca probabilmente avrà successo nella maggior parte delle materie, senza mostrare fatica.
” Se una cosa ti piace difficilmente dovrai fare sforzi per farla.”
2. Estrinseca
Questa è mossa da motivazioni che provengono dall’esterno. Il risultare “bravo” agli occhi degli altri, che siano i compagni, insegnanti o genitori ci muove ad imparare per riuscire ad emergere.
Uno studente con motivazione estrinseca sarà più proiettato verso il voto finale, a essere il “primo della classe”. Studierà per imparare ciò che serve per prendere il voto migliore, per poi dedicarsi ad altro una volta raggiunto l’obiettivo.
Tengono molto ad avere successo più per evitare brutte figure in classe, o per non deludere i genitori, che per loro stessi.
Come i compagni influenzano la motivazione scolastica
La classe è un elemento fondamentale per il buon andamento dei nostri figli a scuola.
I compagni possono essere di aiuto e di stimolo al confronto. In alcuni casi sono il principale motivo per cui un ragazzo va a scuola.
“Ci vado perché ci sono i miei amici”
Vediamo 3 aspetti che stimolano la motivazione scolastica:
- Collaborazione: il gruppo di lavoro prevede la condivisione di idee e abilità. In esso si mette a disposizione il proprio impegno per un bene comune. Risulterà un lavoro completo e ricco di informazioni, che da soli sarebbe più difficile produrre.
Inoltre, lavorare in gruppo ci permette di:
- Imparare dai nostri pari: un concetto espresso da un altro alunno verrà assimilato più facilmente da un suo coetaneo, visto che entrambi parlano “lo stesso linguaggio”.
- Insegnare ai nostri pari: quando condividiamo le nostre conoscenze ci metteremo nei panni dell’insegnante. Impareremo a farci capire e trasmettere informazioni. Questo ruolo è fondamentale per il nostro apprendimento e per aumentare la motivazione scolastica.
- Confronto: ascoltare le esposizioni altrui, amplia il nostro senso critico e metodo di studio. Impareremo che non si deve per forza studiare da un solo libro, ma che possiamo spaziare usando vari strumenti.
- Integrazione: anche gli studenti che si sentono meno inclini allo studio possono dare il loro supporto. Qualcuno sarà più portato di altri per la parte grafica e creativa per esempio. Questo è un ottimo modo per sentirsi parte di un meccanismo dove anche chi “sa meno” può fare di più.
La motivazione scolastica dipende solo dall’insegnante?
Direi proprio di no, anche se la figura del docente è molto importante.
Un professore dovrebbe incoraggiare la curiosità nell’apprendimento e non semplicemente passare informazioni.
Con la tecnologia odierna tutto è alla nostra portata con un semplice click.
Incuriosire per aumentare la motivazione scolastica prevede:
- Conoscere le potenzialità dello studente
- Conoscerne i limiti
- Sapere i gusti e le passioni personali
- Interagire con lo studente per comprendere idee e prospettive
È un lavoro lungo e difficile dato l’alto numero di studenti, senza contare che spesso un professore non rimane fisso per tutto l’arco del percorso scolastico.
Se l’adulto riesce a capire l’essenza del suo alunno, riuscirà più facilmente a proporre argomenti e metodi di studio personalizzati da integrare al programma scolastico.
Al liceo ho avuto dei professori molto validi, tra tutti ricordo il professore di italiano. Con la sua empatia è riuscito a farmi amare la lettura.
Sono sempre stato un gran lettore, ma ho imparato ad approfondire argomenti e stili a me sconosciuti. Oggi scrivo e leggo di cose che mai mi ero immaginato. Spesso ripenso alle sue lezioni, al suo sorriso mentre spiegava o leggeva ad alta voce. La mia motivazione scolastica è stata influenzata positivamente, supportandomi in molte altre materie.
Un’altra professoressa che ricordo con piacere è quella di storia dell’arte. Fin dal primo giorno avevo capito che era la più severa. Il mio primo voto con lei è stato ZERO.
Ho frequentato il liceo artistico e sapevo che avrei avuto molte ore a settimana della sua materia. È stata esigente fino all’ultimo giorno, ma sono uscito dalle sue lezioni capace di assorbire informazioni da più fonti e in breve tempo. Negli anni dell’università questa capacità è stata fondamentale.
Loro sono stati i professori che più hanno stimolato la mia motivazione scolastica. Tutto il resto è venuto di conseguenza. Ho imparato ad amare lo studio e ancora oggi porto dentro di me ciò che mi hanno insegnato.
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Come la scuola può influenzare la motivazione scolastica dello studente
La scuola come istituzione ha la responsabilità di formare i futuri adulti, fornendo loro tutti gli strumenti per la loro crescita personale.
Purtroppo (almeno qua in Italia) la scuola è ancorata a vecchi metodi che hanno l’obiettivo di trovare un posto di lavoro il più sicuro possibile.
“Secondo uno studio del World Economic Forum il 65% dei bambini che oggi sono alla scuola elementare “da grande” farà un lavoro che oggi non esiste nemmeno.”
Questo ci può fare pensare.
Oggi il mondo del lavoro è legatissimo alla tecnologia, che è molto più “veloce” di uno studente che completa il suo ciclo di studi.
Qual è la soluzione?
Credo che si debba cominciare a partire da una semplice domanda.
“Che lavoro vuoi fare da grande?”
Ogni bambino ha la sua risposta: il pompiere, il dottore, il veterinario, il carabiniere ecc…
Secondo me la domanda da fare è:
“Che vita vuoi avere da grande?”
Avrebbe cambiato totalmente la mia prospettiva.
Sicuramente non avrei risposto: “Voglio fare un lavoro senza orari con una retribuzione non adeguata al rischio che corro”.
Ho lavorato per anni in ambulanza. Spesso allo scadere dell’orario capitava un’emergenza che faceva slittare di molto la fine del turno. Non mi era sempre possibile programmarmi il tempo libero. Anzi, diciamo quasi mai.
Rischiavo a livello fisico (spesso le persone in situazioni di emergenza perdono il controllo e diventano aggressive) e a livello legale. Per una paga che non era assolutamente paragonata alla fatica e alla responsabilità.
Le domande a cui rispondiamo spesso determinano le nostre scelte.
È sempre molto affascinante per un bambino dire: “Voglio fare il pompiere”. Una volta adulto però (pur amando questo nobile mestiere) forse vorrebbe più tempo libero per stare con la propria famiglia.
La scuola dovrebbe porre quesiti come:
- Cosa ti rende felice?
- In cosa ti senti bravo?
- Cosa ti piacerebbe fare e perché?
- Come ti senti quando fai ciò che desideri?
E in base alle risposte costruire un progetto dedicato.
Forse anni fa era impossibile, ma oggi con la tecnologia a disposizione non mi sembra così improbabile riuscire a personalizzare un percorso di studi.
Questo risolverebbe anche le paure che hanno i genitori quando un figlio decide il proprio percorso.

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Ordina su Amazon“Mio figlio vuole fare l’artista, ho paura”
Già in terza media ero convinto di voler fare l’artista. Mi piaceva disegnare e la prof di educazione artistica mi aveva molto incentivato a seguire le mie passioni.
Ricordo che, tra le varie opportunità avevamo scelto il liceo artistico “sperimentale”, dove oltre le materie artistiche, c’erano quelle scientifiche. Questo era il compromesso a cui eravamo arrivati anche con i miei genitori.
Ricordo gli anni del liceo come i più belli.
Facevo una scuola che mi piaceva ed ero molto soddisfatto.
Questa gratificazione mi ha aiutato ad affrontare anche quelle materie (inglese e diritto per esempio) che non riuscivo a farmi andare giù. In generale la mia motivazione scolastica era alta grazie alla scelta del percorso, di conseguenza ero molto più predisposto ad applicarmi in quelle materie in cui facevo fatica.
Mio padre mi ha sempre prospettato un lavoro da medico o avvocato, ma pur non essendo pienamente d’accordo sulle mie scelte, non mi ha mai ostacolato.
Anche quando ho finito il liceo ho deciso di fare l’Accademia di belle arti di Brera.
Nell’immaginario di molti, l’artista “fa la fame” o comunque non riesce a vivere di ciò che produce.
Dovrà sempre integrare con un lavoro “normale” (fare il professore per esempio).
In realtà non pensavo al lavoro che volevo fare, ma pensavo a ciò che mi piaceva.
Non ho mai fatto nessun lavoro inerente al mio percorso di studi.
Ho lavorato come bagnino e soccorritore di ambulanza.
Solo da adulto ho deciso di cambiare percorso iscrivendomi a scienze dell’educazione.
Oggi lavoro in una comunità di adolescenti. Niente a che vedere con la scelta dal liceo o l’Accademia subito dopo.
Non voglio prendermi come esempio assoluto, ma ringrazio i miei genitori per avermi fatto fare le scuole che desideravo.
Sicuramente anche loro avranno avuto paura del mio futuro, ma per come è andata hanno fatto bene a lasciarmi libero.
Facendo le scuole che desideravo ho imparato che:
- L’istruzione non è solo un obbligo finalizzato al lavoro, ma un piacere.
- Riuscire in ciò che piace ci rende sicuri di noi stessi
- Passare il proprio tempo a fare ciò che amiamo, non ci peserà e riusciremo a superare le nostre aspettative.
- La motivazione scolastica è influenzata dall’idea che abbiamo di noi come studenti. Se faremo cose che ci appassionano la motivazione crescerà nel tempo.
- Imparare nuove nozioni non è fine a se stesso, ma serve a stimolare la fantasia e il problem solving, utile in ogni campo della vita.
Conclusioni
La motivazione scolastica è un elemento fondamentale per ogni studente che inizia il suo percorso.
La scelta della scuola però non influenza irrimediabilmente la vita lavorativa in età adulta.
Credo che dovremmo scegliere la scuola a seconda di passioni e desideri di ciascuno e usarla come uno strumento per aprire la nostra mente. Un luogo dove possiamo esprimere idee e sviluppare le nostre capacità non per forza in vista di un lavoro.
Apprendere significa esplorare noi stessi, le nostre emozioni e il mondo che ci circonda.
Fare una scuola che piace è il primo scalino verso una vita felice.
Il tempo è il bene più prezioso e ciò che ne faremo sarà quello che ci farà svegliare ogni giorno consapevoli di star vivendo a pieno la nostra vita.
“ Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua.”
Confucio