Letteralmente, il significato di rancore è un’avversione profonda che viene coltivata nell’animo a seguito di un’offesa o ingiustizia nei confronti di noi stessi o di altri.
Nella pratica, serbare rancore significa molto di più e ha delle conseguenze potenzialmente catastrofiche sulla nostra vita e la nostra salute.
Per molti di noi è normale portare risentimento quando la situazione lo richiede e spesso lo facciamo quasi senza pensarci perché ci dà l’illusione di farci valere.
Eppure non sempre ci rendiamo conto di quello che succede al nostro organismo quando ci perdiamo in pensieri di odio.
Non sempre capiamo che l’unico modo di essere superiori e avere il controllo è proprio quello di lasciar andare il rancore e non pensarci più, esattamente come dimostra la breve storia Zen dei due monaci e la nobildonna.
La storia dei due monaci e la nobildonna
Due monaci in viaggio verso il tempio passarono da un villaggio dove c’era una giovane nobildonna in attesa di scendere dalla sua portantina.
Le pesanti piogge avevano lasciato grandi pozzanghere e lei non poteva raggiungere a piedi la sua abitazione senza rovinare la sua preziosa veste di seta.
Quando i monaci la videro, la signora stava in piedi sul suo trono portatile e rimproverava i suoi servitori che, dovendo tenere la portantina e altri pacchi, non potevano aiutarla ad attraversare la pozzanghera.
Uno dei due monaci, quello più giovane, continuò per la sua strada.
L’altro, quello più anziano, prontamente la prese, la caricò sulla sua schiena e la trasportò fino alla fine della pozzanghera dove lei scese ed entrò in casa senza ringraziarlo.
Qualche ora dopo aver ripreso il cammino il monaco più giovane, che era stato silenzioso per tutto quel tempo, finalmente parlò:
“Quella donna era molto egoista e scortese, ma tu l’hai presa lo stesso sulla tua schiena e portata sull’asciutto! E lei non ti ha neanche ringraziato!”
“Ho messo giù quella donna diverse ore fa”, rispose il monaco più anziano, “perché la stai ancora portando con te?”.
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Cosa significa serbare rancore
Quella di serbare rancore è una brutta abitudine che molti hanno e che può manifestarsi in diverse forme come:
- Rimuginare su una situazione o un torto subito;
- Serbare sentimenti di odio o rabbia nei confronti di qualcuno;
- Ripensare continuamente a un’ingiustizia;
- Augurare segretamente del male.
In questi casi si potrebbe pensare che il nostro stato d’animo possa avere uno scopo, ma la cruda verità è una sola:
Pensare male della gente equivale a ingerire un fungo velenoso con la pretesa di uccidere qualcun altro.
La mia esperienza con il sentimento di rancore
In passato avevo l’abitudine di portarmi tutto dentro.
Avevo una sorta di taccuino mentale dove annotavo tutte le cose storte, le parole offensive, le azioni che consideravo ingiuste.
- Tizio non mi ha chiamato per il compleanno;
- Il professore non mi ha dato il voto che meritavo;
- Tizia non ha risposto al mio messaggio;
- Il mio capo ha dato la promozione alla mia collega invece che a me.
E poi ci sono anche pensieri ripetitivi come: quello è un ipocrita, un idiota, perché ha fatto questo e detto quell’altro, ecc. ecc.
Il mio taccuino delle cose storte potrebbe essere molto lungo.
Se mi impegno un po’ potrei riempire pagine e pagine di gesta sconsiderate, di attenzioni mancate, di parole sbagliate.
Ma non voglio farlo, così come non voglio prendere dell’immondizia e provare a trasformarla in qualcosa di buono e nutriente da mangiare.
E l’immagine non è solo metaforica.
Tutto quello che ci fa stare male e che ci incupisce è vera e propria immondizia emotiva.
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Qual’è la chiave per liberarsi del rancore
Ho sprecato anni interi a tenere stretti pensieri come quelli che ho scritto sopra.
Erano pensieri che si ripetevano di continuo nella mente, che acquisivano priorità davanti a tutto e tutti, che mi rovinavano il sonno, che rendevano il cielo grigio anche quando c’era il sole.
Poi, dopo tutto quel sangue amaro, ho finalmente sentito un frase che mi ha aiutato a cambiare prospettiva e a sconfiggere il vizio di legarmi le cose al dito:
“Niente di quello che la gente fa è per te, tutto quello che la gente fa è per sé stessa”
In quel momento ho capito qual era la chiave per liberarsi del rancore.
E cioè tenere a mente che dietro quello che ci delude e fa stare male non c’è per forza un intento malvagio ma, più probabilmente, un’aspettativa mal posta.
In altre parole, se il giovane monaco non si fosse aspettato che la nobildonna mostrasse gentilezza e gratitudine non si sarebbe sentito amareggiato.
Se io non mi aspettassi che la gente fosse sempre rispettosa e attenta non mi arrabbierei tutte le volte che vedo sconsideratezza e indifferenza.
Spesso siamo noi stessi a porre aspettative giuste in persone sbagliate, creando così i presupposti per essere delusi.
Sarebbe invece rivoluzionario se fossimo in grado di lasciar andare le aspettative insoddisfatte o, meglio ancora, di non averne completamente.
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Liberarsi del rancore significa vivere più leggeri
Facciamo un atto di auto-preservazione se evitiamo di prendere sul serio – e sul personale – quello che gli altri fanno e dicono.
Possiamo così creare una corazza a difesa della nostra felicità, una fortezza mentale che impedisce alle debolezze altrui di diventare le nostre.
Perché gli atteggiamenti che possono creare in noi fastidio o risentimento, come le mancanze di affetto e attenzione, di educazione e rispetto, non sempre sono una colpa.
Il bambino che non sa ancora camminare non ha colpa.
Allora quando il tuo partner – o chiunque altro – delude le tue aspettative, o quando una donna non ti ringrazia dopo averla aiutata, non arrabbiarti, non incupirti, non serbare rancore.
Pensa che non ne sono capaci, ricordati che quello che fanno, e che non fanno, non ha niente a che vedere con te.
Ricorda che c’è sempre un motivo preciso per cui la gente si comporta come si comporta.
E se non puoi scoprirlo puoi sempre provare a immaginarlo.
Per esempio, se ti trovi in mezzo al traffico e qualcuno ti taglia la strada pensa che magari quella persona avrà avuto un’emergenza.
Pensa che potrebbe esserci una donna incinta nel sedile posteriore di quella macchina e che il guidatore ti ha tagliato la strada perché stava provando ad arrivare all’ospedale il più in fretta possibile.
Adesso fa lo stesso con chi ti ha fatto del male, immagina una situazione passata che abbia portato quella persona a diventare così, e vedi se riesci a provare dell’empatia.
È un semplice trucco mentale questo che ti può salvare da ore o giorni, settimane, mesi di rancori inutili e distruttivi.
Articolo ispirato da: Il libro della gioia
ok, beato chi ci riesce. bisogna pero´ fare attenzione a distinguere tra lasciare andare il rancore e “passarci sopra”, che equivale piu ad un gesto da vigliacco opportunista. io personalmente, preferisco tenermi il mio rancore per ricordarmi sempre chi sono, in che mondo vivo e cosa voglio. e´un veleno che mi piace.. ed e´ anche la consequenza piu naturale, dopo aver sofferto tanto. come dice una famosa canzone dei Sepoltura: “anger is a gift”
Ciao Lorenzo, grazie per il commento! È una prospettiva originale la tua, di certo non consiglierei mai a qualcuno di tenersi stretto il rancore, ma se a te fa stare “bene” non posso certo dirti che sbagli 😉
NON SARA FACILE PER ME LASIARE ANDARE IL RANCORE ANCHE PERCHE CI HO CONVISSUTO PER 60 ANNI E COME DICE IL NOSTRO INSEGNANTE DI YOGA ,SI PROVA SEMPRE UN SOTTILE PIACERE NELLO STARE E NEL FARE STARE MALE GLI ALTRI. GRAZIE PER I TUOI ARTICOLI
Ho convissuto col rancore per molto tempo, è stato per me un percorso dal quale ho imparato molto e
soprattutto ho imparato a perdonare, non per bontà, ma per poter continuare a vivere e ad evolvere me
stessa, il rancore frena tutto e toglie energia per potersi dedicare ad altro, ho imparato anche a non crearmi aspettative, ma a contare su me stessa, purtroppo i rapporti interpersonali sono complessi e capire che
c’è sempre un motivo dietro ad ogni comportamento può aiutare ad accettare senza farsi il sangue amaro.