Spesso dolore e sofferenza si confondono. Quando sentiamo di stare male, chiamiamo quello stato d’animo in entrambi i modi. In realtà non sono la stessa cosa. E ti dirò: meno male.
Al primo impatto sembrano entrambe due condizioni negative, da evitare ad ogni costo. Ci impegniamo ogni giorno, ogni momento per evitarle, anche quando ci rendiamo conto che è impossibile.
Abbiamo imparato che con le emozioni non si scherza: possono equilibrare il nostro essere, facendoci vivere serenamente o possono distruggerci quando non riusciamo a gestirle.
In questo articolo vedremo come può essere il dolore fonte di crescita e come evitare la sofferenza.
Perchè proviamo dolore e sofferenza?
Con “dolore” non intendo quello fisico, ma quello che ci strazia il cuore, che non ci fa dormire e che ci crea ansia e paure.
Quel dolore che provi quando ti senti solo o quando perdi la persona che ami. È quel sentimento che tutti noi avremo provato almeno una volta: se abbiamo fatto soffrire qualcuno o quando non capiamo più chi siamo e ci sentiamo persi nella nostra vita.
Questo è il dolore che intendo e di cui voglio parlare.
Perchè proviamo dolore?
Il dolore è inevitabile. A volte ci capita a causa di avvenimenti esterni, come quando veniamo traditi o delusi. Altre volte siamo noi che lo causiamo, anche se non vorremmo. Magari pensiamo più a noi stessi e non ci rendiamo conto che nel frattempo un’altra persona soffre.
Quando stiamo male ci chiediamo il perché. La nostra mente è fatta per trovare risposte a interrogativi, ne ha bisogno per non cadere in asia e paranoie. E così comincia a trovarle da sola:
- “È un egoista, pensa sempre solo a se stesso”
- “Sono proprio sfortunato, capitano sempre a me”
- “Quando arriverà il mio momento? Non me lo meritavo proprio”
- “Sto troppo male, non credo che ce la farò”
- “Possibile che sia così sbagliato? Non faccio altro che far soffrire chi voglio bene”
Il dolore capita semplicemente perché viviamo. Non potremmo mai evitarlo. Possiamo non pensarci e cercare di evadere. Potremmo riempire la nostra vita di “rumori”, per non sentire che stiamo male o cadere negli eccessi.
Fare uso di sostanze stupefacenti, alcool o semplicemente correre disperatamente in ogni situazione che ci distragga da quello che proviamo. Buttarci in tante relazioni per il nostro bisogno di non sentirci soli. Riempire le nostre giornate di impegni per non avere un minuto e sentire il vuoto che si allarga dentro di noi.
Perché è proprio questo il punto: anche se ci affanniamo a non sentire male, quell’ombra nera che vive dietro ai nostri occhi esiste e non è questo il modo di fermarla. Presi dalla frenesia di non vederla ed accettarla, non ci accorgiamo che oscura sempre di più il nostro sguardo.
Ad un certo punto non riusciamo più a guardare il mondo come lo vedevamo prima. Tutto ci appare scuro ed ovattato, privo di felicità. Quando pensi a te nel mondo ti vedi afflitto, quasi inerme. Credi non si possa fare più niente. Cominci ad immaginarti una vita triste e sofferente e ti illudi che si possa vivere anche così.
Se pensi sempre di essere infelice, il dolore si sta trasformando in qualcosa che ti annienterà.
Perchè proviamo sofferenza?
La sofferenza non è nient’altro che la reazione al nostro dolore. È il modo in cui scegliamo di affrontare ciò che di negativo ci è capitato (o abbiamo fatto succedere). Può essere difficile pensare che si scelga di soffrire. Chi vorrebbe vivere così? Nessuno. E allora come si può affermare che la sofferenza è una scelta?
Non sempre ne siamo consapevoli. Facciamo un piccolo esempio:
Una persona a cui tieni molto ha tradito la tua fiducia.
La prima reazione che sentiamo è il dolore, dovuto alla delusione, alla rabbia o alla frustrazione. Poi sentiamo il dolore di non poterci fidare più, di non essere più sicuri della trasparenza dell’altra persona. Ecco che i dubbi ci fanno provare ansia e timori.
Sentiamo poi il dolore dovuto dalla paura di aver investito emozioni che sono andate perse per sempre, il male che ci fa pensare di ricominciare, credendo che sia tutto inutile. E infine potremmo sentire di non farcela, di non essere abbastanza e che in fin dei conti va bene così. Il nostro cuore ci dice di non mollare, ma la nostra mente (che già in questo momento sta scegliendo di soffrire) dice di rinunciare.
Così scegliamo di vivere nella sofferenza, quando continuiamo a pensare a ciò che ci ha causato dolore. Se insistiamo a trovare i perché, se non smettiamo di pensare all’ingiustizia, a quanto sia stato doloroso, quel dolore che ci è capitato si trasformerà nella sofferenza che sceglieremo di vivere.
Dolore e sofferenza: crescita o distruzione?
La vita di tutti è un continuo mutamento. E la maggior parte di noi immagina qualcosa di migliore rispetto a quello che c’è sempre stato. In realtà si può cambiare anche in peggio.
Il fallimento ci angoscia. Lo vediamo più come una sconfitta piuttosto che come un insegnamento. Ecco perché tendiamo ad evitarlo o a ignorarlo quando ci capita.
Ma se vogliamo prendere il bello dalla vita, dobbiamo imparare a fare dei fallimenti un tesoro per vivere serenamente.
Perchè il dolore ti fa crescere
Provare dolore non piace a nessuno. Ecco perché appena lo proviamo, facciamo di tutto per risolvere la causa della nostra pena. Ma attenzione. Spesso la soluzione non è in nostro potere. Fuori di noi c’è un mondo che vive dinamiche ed equilibri tutti suoi e non bada al nostro male. A quello dobbiamo pensarci noi.
Vediamo come il dolore ci può fare crescere:
- Sviluppa la nostra resilienza: è la capacità di subire il dolore e riadattarsi alla nuova situazione. Come diceva Darwin: “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.” Anche dopo un grande dolore, possiamo sempre ritrovare il nostro equilibrio, per ritrovare serenità. Ne usciremo più consapevoli e forti.
- Diventiamo più assertivi: se facciamo chiarezza nel nostro cuore, riusciremo ad essere più tranquilli. Ci apriremo di più e parleremo delle nostre emozioni. Il dolore che abbiamo provato c’è ed è proprio questo che ci fa essere più sensibili nel rapporto con gli altri. Impariamo dal dolore ad essere più aperti verso di noi e chi ci sta intorno. È un buon modo per guarire le ferite.
- Ci insegna a vivere il presente: il dolore è dubbio e incertezza. È la paura di provarlo ancora e di non farcela a superarlo. Ma ti insegna anche a guardare al “qui e ora”. Nel momento presente difficilmente si sta male. Il dolore sono i pensieri, legati al passato e al futuro. L’attimo in cui stai vivendo ne è privo.
- Amiamo di più: l’amore vero (in tutte le sue accezioni) è privo di dolore. È puro e spontaneo e ci fa sentire sempre bene. Dona amore e ne riceverai altrettanto. La felicità è uno scambio. Più ne regali e più te ne tornerà indietro.
- Saremo grati: la gratitudine è un sentimento che ci riempie il cuore. Quando ringraziamo è perché ci è stato dato qualcosa che ci ha fatto stare bene. Può essere un regalo, un sorriso o un bacio. Se abbiamo provato dolore, proviamo a ringraziarlo. Ci ha fatto (o farà) scoprire sicuramente belle parti di noi.
Il dolore è il gran maestro degli uomini. Sotto il suo soffio si sviluppano le anime.
(Marie von Ebner-Eschenbach)
Perchè la sofferenza ti annienta
Dolore e sofferenza sono decisamente due condizioni diverse. La seconda è da evitare e dopo vedremo come. Vediamo perché, vivere nella sofferenza ci distrugge:
- Proverai l’“overthinking” (pensare troppo): è quando ci fossilizziamo su pensieri malsani e non riusciamo più a pensare ad altro. Il nostro pensiero va continuamente sulla causa del nostro dolore, che si alimenta e cresce sempre di più. Nella nostra mente non c’è spazio per altro, se non il sentire male e dispiacere.
- Avrai manie di controllo: per evitare di soffrire, tenderai a controllare tutte le situazioni. Se hai in mano tu le redini della “tua” vita, non le permetterai di farti soffrire ancora giusto? Sbagliato. Tentare di avere il controllo sull’incontrollabile ti farà solamente provare frustrazione e sofferenza ulteriore.
- Perderai delle occasioni: se vivrai nella sofferenza, tenderai a chiuderti alle novità. Non avrai più fiducia e per proteggerti saranno molte le volte che tenderai a rinunciare: ad un invito, ad un nuovo lavoro o anche solo ad una giornata spensierata. Perdere le occasioni ci annienta, ma non ce ne accorgiamo subito.
- Riduce drasticamente l’autostima: quando pensi continuamente di stare male, starai male. Se hai l’ansia che tutto potrà risuccedere, tutto si ripeterà. Quando cercherai di controllare quello che non è in tuo potere, la vita controllerà te. Se perderai delle occasioni, tutto sarà peggiore. Di conseguenza ti sentirai vuoto e non all’altezza. Sentirsi inferiore non ti aiuterà a lasciare andare la tua sofferenza.
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Come posso essere felice provando dolore e sofferenza?
Il dolore non ti impedisce di essere felice, anzi. Abbiamo visto prima cosa ti può insegnare e cosa puoi diventare se lo vivi con consapevolezza. Concentriamoci invece su come non far diventare il dolore sofferenza. Solo così potrai essere felice.
La sofferenza è il modo in cui reagiamo al dolore, l’unico modo per tornare a stare bene è “avere pensieri felici” So che è difficile, ma rifletti. Quando qualcosa ti causa dolore probabilmente è perché ci tenevi molto. Se era importante, vuol dire che eri felice di viverla.
Se sei stato tradito dalla persona che ami, è normale provare dolore. Ma perché stai così male? Perché la ami giusto? Perché pensi ai bei momenti insieme. Fermati su quei giorni: alla prima vacanza, al primo bacio o la prima volta che ti ha detto ti amo. Il dolore ti aiuta a ricordare quanto erano importanti.
Se una persona a cui vuoi bene si allontana da te starai male, ma non lo puoi evitare. Le scelte degli altri non sono nostre, ma nostri sono i ricordi che abbiamo con loro.
E allora ricorda i giorni in cui stavi bene con lui, come ti sentivi felice di avere una persona importante accanto. Ringrazia l’universo o il destino di avertela fatta incontrare.
Sii grato per le cose felici che ci sono state prima di stare male. La vita è un fiume, che non potrai mai contrastare. L’acqua continuerà a scorrere, nonostante tutto e tu non puoi permetterti di soffrire a lungo.
Vivi il presente con intensità, non rinunciare a ciò che ti piace o che ti fa stare bene solo perché hai sofferto. Noi non siamo il nostro dolore, ma ciò che ci rende felici.
Molte teorie parlano del “lasciar andare”. Se pensi di non essere tu al centro del mondo, ma ti vedi più come una parte di esso, tutto ti sembrerà chiaro. Qualsiasi dolore tu abbia subito, il sole domani sorgerà di nuovo. L’equilibrio della vita e degli eventi non cambierà. Cambia prospettiva e considerati una parte del tutto.
Sarà più facile lasciare andare il dolore, così che la sofferenza potrà svanire insieme alle ombre che ti oscurano gli occhi.
Liberarsi dal dolore e sofferenza con un semplice gesto
Recentemente ho letto un libro di quelli che porterò con me per sempre. Già dalle prime pagine ho capito che sarebbe stato un insegnamento molto profondo. I temi sono molti, ma il filo conduttore è proprio la serenità.
Il libro “Succede sempre qualcosa di meraviglioso”, di Gianluca Gotto, infonde ottimismo e gioia. Perché qualsiasi cosa accada, se permetterai alla tua vita di scorrere serena, andrà sempre tutto bene.
“Vai, il fiume ti aspetta“ disse indicando la riva.
La barchetta era così leggera che non mi sembrava di averla in mano. Il foglietto era piegato e riuscivo a leggere solo una parte della parola: “Vale”. Così la chiamavo. Poi mi avvicinai alla riva. Una giovane madre stava spiegando a sua figlia il significato di quel gesto. Non conoscevo il vietnamita, eppure mi parve di comprendere appieno il significato delle sue parole. Mi voltai verso Guilly, che era un paio di passi dietro di me. Mi guardava come un padre orgoglioso. “Lascia andare, Davide” disse sorridendo. “Come dissi a tuo nonno, il passato è passato. Non ci pensare perché non poteva andare diversamente, altrimenti sarebbe andata diversamente. Doveva andare proprio così”.
Mi si avvicinò sorridendo.
“Doveva andare proprio così” ripetè. “Non ci sono rimpianti, recriminazioni, sensi di colpa. Liberati di questo peso. Lascia andare”.
Mi voltai, mi piegai sulle ginocchia e appoggiai la lanterna sul corso del fiume. La trattenni ancora per qualche secondo, mentre percepivo la forza dell’acqua sotto alla foglia di banano. Lessi ancora una volta quelle quattro lettere: ”Vale”. Quindi la lasciai andare.
Mi alzai e guardai quella piccola luce unirsi a tutte le altre, fino a diventare indistinguibile. Mi asciugai le lacrime con il dorso delle mani, osservando quel fiume illuminato di speranze, buoni auspici, sogni e desiderio di rinascita
Gianluca Gotto
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