Vorrei essere felice, ma non so come fare

vorrei essere felice
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Vorrei essere felice ma non so come fare”.

Sarà una frase che almeno io ho pensato cento volte nella vita e solo adesso mi rendo conto di quanto sia contraddittoria.

Dicendo “vorrei essere felice” infatti non faccio altro che confermare a me stesso che non lo sono e che la felicità è una realtà ipotetica, non attuale.

È proprio da questo presupposto mentale che poi si va a cercare la felicità nei posti sbagliati, al di fuori di noi.

Quando per essere felice si sente il bisogno di avere

In passato, per esempio, provavo a essere felice provando a ottenere quello che mi mancava.

Volevo avere tanti soldi nel conto corrente e migliaia di like nella pagina Facebook.

Compravo cose che non mi servivano tipo un iPod o una chitarra nuova, l’ennesimo paio di jeans e l’ennesimo paio di occhiali da sole.

Mi bastava entrare in un supermercato per ritrovarmi alla cassa con il carrello pieno di prodotti che non sapevo di desiderare.

Passavo dal Duty Free dell’aeroporto e le vetrine dei negozi mi attiravano come luci alle falene:

“desidero un profumo che faccia impazzire le donne, dell’intimo che mi faccia sembrare come quel modello della foto, una giacca Armani per fare bella figura alle feste“.

Erano pensieri che mi rendevano felice per un attimo, per il tempo che ci voleva a tornare alla banale vita di tutti i giorni.

Nonostante questo continuavo a comprare lo stesso tutte le volte che potevo… e anche quando non potevo.

Mi illudevo di avere un bisogno concreto e che per essere completo dovevo avere di più o essere di più.

Scambiavo la sensazione di momentanea euforia post-acquisto per felicità e la rincorrevo come i drogati rincorrono il piacere sfuggevole della cocaina.

Quando per essere felici si sente il bisogno di mangiare

Il sistema di ricompensa del cervello rilascia stimoli gratificanti non solo quando compriamo ma anche quando facciamo altre attività come mangiare o fare l’amore.

Quando affermo vorrei essere felice e non vedo delle soluzioni a lungo termine mi verrà naturale affidarmi a questi stimoli per provare qualcosa che assomigli anche lontanamente alla felicità.

Così capita anche che si tenti di colmare il vuoto dell’infelicità con il cibo, l’oggetto di un desiderio più accessibile e facile da realizzare.

Io porto ancora nella pancia i chili di tutti i momenti di solitudine che ho provato ad allontanare, di tutte le voglie di salato, di fritto, di dolce che ho voluto soddisfare per coprire la mia tristezza.

Perché non mangiamo solo per saziare la fame, mangiamo anche per illuderci di avere il potere di realizzare i nostri desideri e rendere la vita più eccitante.

Vorrei essere felice mentre aspetto di realizzare i miei desideri

Non ce ne rendiamo conto ma il tipo di felicità che tanto rincorriamo al di fuori di noi esiste solo nell’attesa.

  • La sensazione di piacevole anticipazione di un pacco Amazon dura solo fino al momento in cui lo si scarta.
  • L’eccitazione che si prova quando ci si siede in pizzeria dura solo fino a quando non si taglia la prima fetta.
  • Il sogno di avere un’auto nuova dura solo fino a quando non è stata parcheggiata davanti casa per qualche giorno.

Dopodiché l’euforia svanisce, la dopamina rilasciata dal nostro sistema di ricompensa ritorna a livelli normali e la vita si fa di nuovo ordinaria e monotona.

La mentalità dell’essenziale

Non so fino a che punto ciò sia vero, ma se c’è una cosa che la pandemia del Covid-19 ci ha insegnato è che una gran fetta di PIL, cioè di quello che compriamo e produciamo, non è essenziale alla nostra sopravvivenza e al nostro benessere.

Di una cosa del genere te ne rendi conto solo quando non puoi più usufruire della tua libertà, quando devi pensare alla salute e mettere da parte tutto il resto.

Con una mentalità orientata all’inessenziale ci sono sprechi di tempo e di denaro.

Nei casi più estremi accade che si lavora 12 ore al giorno per potersi permettere cose che non servono e impressionare gente che non ci piace nemmeno.

Con una mentalità orientata all’essenziale capisci che si può essere appagati anche a casa e trovare la serenità nell’affetto delle persone che si amano.

Non è una questione di rinuncia, ma di ricalibrare le aspettative per renderle più in sintonia con la vera natura della felicità interiore.

La felicità interiore

La felicità interiore è uno stato di appagamento che non è dipendente da quello che accade al di fuori di noi.

Essa parte pur sempre dalla soddisfazione dei bisogni primari ma va molto oltre fino ad arrivare alla realizzazione di sé stessi e alla scoperta del significato della propria vita.

Grazie a questa felicità si diventa una presenza positiva ed ecologica nel pianeta, si impara a vivere con poco e a costruire relazioni più sane.

La felicità interiore ti fa anche ricalibrare il concetto di successo personale e, paradossalmente, ti porta ad avere maggior abbondanza nella tua vita.

Mentre la mentalità del “vorrei essere felice” e del “vorrei avere questo o quello” ti rende avido e invidioso, la felicità interiore ti mette in uno stato di stabile equilibrio dove non si è toccati dal successo o dall’insuccesso degli altri.

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Leggi anche: Come vivere felici, 6 consigli semplici ed efficaci

Vuoi essere felice? Parti da te

Non c’è nessuno che può renderti felice.

Non c’è niente che può renderti felice.

Solo tu puoi rendere felice te stesso/a.

Come spiego estensivamente in questo articolo la felicità vera parte dal modo di pensare, perché una mente negativa e orientata alla mancanza non potrà mai regalarti una vita positiva dove hai tutto ciò che ti serve.

Il senso di mancanza, di non avere abbastanza, ce l’hanno anche i super ricchi, anche chi avrebbe buoni motivi per essere felice ma invece non lo è.

E credimi che ce ne sono.

La povertà è dunque un concetto altamente relativo: abbiamo la povertà materiale che a volte è accompagnata dalla ricchezza di spirito.

E poi abbiamo la ricchezza materiale, che a volte è accompagnata dalla povertà di spirito.

In ogni caso se ti affidi alle circostanze esterne per essere felice rischi di lavorare per nulla.

Di contro, se lavori su di te puoi stare tranquillo che, qualsiasi cosa accada, non ti ritroverai più a dire vorrei essere felice perché lo sarai sul serio.

Lettura consigliate

Avere o Essere di Erich Fromm ci dice che ci sono due modalità di vita a questo mondo: si può impiegare il tempo a guadagnare per avere prima di tutto o si può impiegare lo stesso tempo per imparare – prima di tutto – a essere.

Dalla scelta che facciamo risulterà il nostro stato di benessere materiale e psicologico.

Se facciamo della sicurezza materiale il nostro unico obiettivo rischiamo di passare una vita a rincorrere falsi ideali perdendoci in un ciclo perpetuo di desideri insoddisfatti.

Se, al contrario, impariamo a essere prima di avere, i riconoscimenti materiali che otterremo grazie al lavoro avranno più significato, saranno degli accessori alla felicità che non avranno compromesso la nostra integrità morale.

VIDEO: Trova la tua innata felicità

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