Come essere felici cambiando il proprio modo di pensare – un sistema realistico in 2 fasi

come essere felici
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Viviamo in un mondo in cui non molte persone sanno come essere felici.

Una cosa che dico sempre è che a scuola ci insegnano molte cose ma la felicità non è una di queste.

Le istruzioni che ci danno insegnanti e genitori vanno bene per alcuni, ma non per tutti.

Chi, come me, non è portato per la vita da ufficio non se ne fa niente della preparazione per l’università o dei consigli su come passare un colloquio di lavoro.

E anche chi ha le qualità necessarie a fare successo nel mondo di oggi non sempre riesce a essere felice.

Allora cosa fare?

Online ci sono parecchie indicazioni sulle strade per la felicità e sia in questo blog che nell’omonimo libro ho già parlato dell’argomento.

Quello che voglio fare adesso è provare a fornire una sistema estensivo su come essere felici che non si concentri soltanto sulle strategie per la felicità ma anche su una miglior comprensione del lato più realistico della medaglia: l’infelicità.

Per questo il sistema è diviso in due fasi.

  • La FASE 1 è attinente all’identificazione dei motivi per cui non riusciamo a essere felici.
  • La FASE 2 esplora le tre dimensioni di un modo di pensare nuovo e più affine alla felicità.

Come essere felici – FASE 1:
Perché siamo infelici

Rispondi con sincerità:

  • Sei felice?
  • Ti senti entusiasta di iniziare una nuova giornata quando ti svegli?
  • Sei contento o contenta della vita che hai costruito o delle scelte che hai fatto?

Appena qualche anno fa avrei risposto di no a tutte queste domande.

Ho passato gran parte dei miei vent’anni a essere infelice della mia vita, e in quel periodo avevo l’abitudine di pensare che il motivo era la mancanza di soldi, di intelligenza o di fiducia in me stesso.

Poi un giorno sentii un discorso che, a distanza di anni, ha cambiato il mio modo di vedere le cose, un discorso in cui si diceva che la causa della nostra infelicità è strutturale e non circostanziale.

In generale, ciò vuol dire che l’infelicità origina dal modo in cui pensiamo piuttosto che dalle circostanze in cui viviamo.

Nel mio caso particolare, voleva dire che non ero infelice perché non avevo soldi o talento, ma ero infelice perché ero convinto di essere e di avere meno degli altri.

Un metodo per scoprire la causa dell’infelicità: l’esempio di Marta

So che quando si è infelici è difficile individuare la nostra responsabilità e capirne la vera causa, quindi voglio mostrarvi un metodo utile a farlo.

In poche parole, si parte dalla considerazione di un problema concreto per poi andare a ritroso e arrivare ai meccanismi di pensiero che lo hanno creato.

Per fare un esempio, facciamo finta che una ragazza di nome Marta non riesca a trovare un fidanzato.

Lei si sente sola e vorrebbe avere una relazione duratura, magari provare cosa vuol dire l’amore vero, sposarsi, fare una famiglia.

All’apparenza il suo problema è conseguenza della sfortuna, del caso o del fatto che ha semplicemente incontrato i ragazzi sbagliati.

Ma immaginiamo di poter isolare al microscopio le convinzioni dentro il cervello di Marta e di trovare quanto segue:

“non sono bella senza trucco” – “non verrò mai accettata così come sono” – “devo essere divertente altrimenti se ne vanno” – “i ragazzi vogliono solo ragazze leggere” – “il mondo è fatto di gente falsa e vuota se non mi adeguo rischio di restare da sola per sempre”.

Come pensi si comporterà una persona con questi pensieri in testa?

A causa delle sue convinzioni, Marta mostra spesso dei segni di nervosismo e tensione negli appuntamenti e nei messaggi, cosa che inconsciamente spinge i ragazzi che incontra a smettere di scriverle.

Il suo problema, dunque, non è tanto la sfortuna ma la struttura mentale, il fatto che abbia una definizione negativa di sé stessa, dei ragazzi e del mondo.

Leggi anche: Cos’è la felicità secondo il Dalai Lama

Come essere felici: la scheda di valutazione dei problemi

L’infelicità è come una casa fatiscente dove alcuni di noi vivono per molto tempo.

Se vogliamo vivere felici non possiamo semplicemente costruire una casa nuova, cioè sforzarci di essere ottimisti, ma dobbiamo prima capire cosa non va in quella vecchia e perché.

Come mostrato nel caso di Marta, il metodo per farlo è individuare le convinzioni negative che guidano le nostre azioni compilando una scheda di valutazione dei problemi.

Questa scheda è uno strumento che ci permette di svelare i meccanismi inconsci che sabotano la felicità e di individuare con maggior precisione le cause di un determinato problema.

La scheda è allora un altro step per capire come essere felici perché ci indica dov’è che sbagliamo permettendoci di scegliere un corso d’azione alternativo.

Le istruzioni per compilarla sono abbastanza semplici:

  • si parte da un problema, che sia piccolo o grande, meglio se qualcosa che persiste nel tempo;
  • dopodiché si mettono per iscritto i pensieri ricorrenti che abbiamo quando il problema si presenta;
  • poi si passa alle emozioni che il problema suscita in noi;
  • si identificano le definizioni che si hanno di sé stessi, degli altri e del mondo durante l’esperienza del problema;
  • si osserva quale delle nostre convinzioni/definizioni ha l’impatto più significativo sulle nostre azioni, cioè dove sta il potere;
  • si identificano le azioni compensative che vengono adottate per far fronte a queste convinzioni;
  • infine si descrive il risultato concreto di queste azioni.

Un altro caso di persona infelice: l’esempio di Saverio

Per mostrare come si compila la scheda di valutazione di un problema usiamo il caso di un’altra persona immaginaria, chiamiamola Saverio.

Saverio è depresso perché non ha né lavoro né speranza nel futuro.

Ha alle spalle una laurea triennale in ingegneria che non gli è servita a molto in termini lavorativi.

Non ha una grandissima stima di se stesso, pensa di essere poco intraprendente e qualificato, vede gli altri più sicuri e in gamba di lui e crede che il mondo fuori di casa sua sia un posto sostanzialmente ostile.

Con definizioni del genere in testa è quasi inevitabile che sorgeranno dei problemi per lui, il primo dei quali l’incapacità di trovare un lavoro.

Da questo problema sorgono per Saverio altre complicazioni come un generale sconforto che lo porta a passare alcuni periodi davanti la TV e a trovare scuse per non uscire di casa.

Il suo modo di pensare gli impedisce di essere felice e ha un impatto sul portafogli di suo padre visto che spende molti soldi in corsi di formazione e seminari online.

Nel compilare la scheda di valutazione del problema Saverio scrive qualcosa del genere:

Leggi anche: Come affrontare la vita quando sorgono i problemi

L’infelicità parte dai problemi, i problemi partono dai pensieri

Come si vede, il problema di Saverio non è tanto il fatto che non abbia un lavoro stabile.

L’insicurezza in amore o la mancanza di lavoro, così come le varie difficoltà economiche e relazionali, partono sempre da una definizione distorta della realtà.

Se Marta potesse vedere le cose con più chiarezza si renderebbe conto che non tutti i ragazzi sono superficiali, che non c’è nulla di sbagliato in lei e che la sua bellezza non dipende dal fondo tinta.

Similmente, anche Saverio scoprirebbe nuove possibilità se cambiasse le definizioni di sé stesso e degli altri.

Con una diversa struttura di pensiero potrebbe decidere di partire e fare un’esperienza all’estero o andare a vivere da solo, fare il cameriere part time mentre usa il tempo libero per capire cosa fare nella vita.

Invece la sua attenzione è rivolta verso quello che non va nelle sue circostanze.

La realtà vista attraverso il filtro delle sue definizioni lo spaventa e suscita in lui una frustrazione che gli annebbia la mente.

Il messaggio dietro queste storie è che se le fondamenta della nostra casa sono negative, se cioè abbiamo definizioni negative di noi stessi, degli altri e del mondo, la nostra vita non potrà mai essere positiva e felice.

Molto prima di provare a sforzarsi di essere positivi e felici, allora, bisogna riconoscere le radici della nostra infelicità: le convinzioni limitanti e i pensieri negativi che abbiamo ogni giorno.

Come essere felici – FASE 2
Le 3 dimensioni di un diverso modo di pensare

Dopo aver vissuto in prima persona un cambiamento tangibile nella struttura di pensiero posso affermare con certezza che la nostra realtà esterna cambia quando cambiamo le nostre definizioni.

Il fatto è però che ciò non avviene dall’oggi al domani.

I pensieri che abbiamo oggi sono il risultato di anni e anni di ripetizione. Essi sono diventati come delle piante che hanno messo radici nella nostra mente occupando molto spazio.

Non basta iniettare un semino di positività per rimpiazzare la negatività ma ci vuole un allenamento costante nel tempo.

Se attualmente vediamo tutto nero dobbiamo addestrare la mente a vedere anche i colori.

Se pensiamo che ci sia qualcosa di sbagliato in noi dobbiamo imparare a riconoscere quello che c’è di buono.

E quando sentiamo di non aver nulla per cui essere grati dobbiamo trovare la forza di apprezzare quello che abbiamo.

Leggi anche: Terapia di coppia, come funziona e quando conviene farla

1. La gratitudine

La gratitudine è la prima dimensione di una nuova struttura mentale, la porta d’ingresso della nostra nuova casa.

Vi racconto la storia di come l’ho scoperto.

Tempo fa mi ritrovai a vivere uno dei miei soliti momenti bui e, come facevo sempre, mi rivolsi a un amico per chiedere aiuto.

Dopo aver esposto le motivazioni della mia tristezza questa persona mi disse qualcosa che non mi aspettavo: “se vuoi un consiglio, prova a scrivere dieci cose diverse per cui sei grato ogni sera, prima di andare a dormire, e vedi cosa succede”.

All’inizio pensai che fosse impossibile, 10 cose nuove ogni sera? Sarà già tanto se ne riesco a trovare 2! pensai.

Ma poi decisi di provare lo stesso e per più di una settimana, prima di andare a letto, mi sforzai di scrivere sul il mio diario dieci cose nuove per cui essere grato.

Dopo appena qualche giorno sentii emergere una nuova vitalità, un nuovo apprezzamento per le persone che avevo intorno.

I miei rapporti con i miei amici e con la mia famiglia migliorarono, sentivo di avere una maggior energia che mi portava a uscire e a sorridere di più.

Così facendo incontrai persone nuove a cui davo un’impressione diversa rispetto alla definizione che avevo di me stesso: venivo visto come una persona solare, affettuosa, positiva.

Un’immagine ben lontana dalla vecchia convinzione di essere un pessimista insicuro e negativo.

I benefici della gratitudine

Come nel mio caso, molte persone hanno scoperto che la gratitudine ha parecchi benefici e che può essere “allenata”.

Grazie a essa entriamo in una dimensione energetica positiva dove il peso di quello che va bene nella nostra vita supera il peso di quello che va male.

Studi in questo campo confermano la verità che mantenere un diario della gratitudine ha dei benefici psicologici, fisici e sociali.

Il buon umore che deriva dall’essere grati ci fa guardare le cose sotto una diversa prospettiva, rafforza i legami e ci permette di attutire l’effetto distruttivo di sentimenti negativi come rancore o invidia.

2. L’empatia

È realistico pensare che non tutti avranno la pazienza di scrivere quello per cui sono grati ogni giorno.

Io per esempio, non ci sono riuscito.

Ho sperimentato sulla mia pelle i benefici concreti della gratitudine ma nel tempo sono ritornato a essere il solito me, con le mie solite convinzioni.

Per questo credo ci sia bisogno di integrare la dimensione della gratitudine con un’altra dimensione, quella dell’empatia.

Per empatia intendo la capacità di essere comprensivi e pazienti con se stessi e con gli altri.

L’empatia è mancanza di giudizio e di pregiudizio, assenza di permalosità.

Quando sbagliamo noi o gli altri l’empatia ci permette di avere un atteggiamento meno bellicoso e di essere invece più curiosi riguardo alle motivazioni dietro lo sbaglio.

È grazie all’empatia, quindi, che si impara.

Essa ci permette di comunicare meglio e di costruire relazioni più sane con le persone che ci stanno intorno.

Perché, se ci pensi bene, è facile ammettere che nessuno vuole stare con qualcuno che critica e giudica di continuo, e nessuno dovrebbe trattare se stesso in quel modo.

Si impara come essere felici quando si smette di prendersela con sé stessi e con gli altri per quello che non va, quando si apprezza di più quello che va e quando si diventa comprensivi con le proprie mancanze.

Da questo stato d’animo, grato e paziente, si può andare avanti e lavorare sulla propria fiducia.

3. La fiducia

La fiducia in se stessi e nel mondo è un altra dimensione del pensiero felice, cioè quello che crea felicità.

Una persona che si concentra sui problemi (e che è infelice) è anche una persona che non ha fiducia nella bontà della vita, che è convinta di dover tenere tutto sotto controllo.

La paura è il sentimento sottostante le sue azioni, la stessa paura che è il risvolto negativo della fiducia.

Essa ci fa temere che le cose andranno sempre male in futuro, che non avremo abbastanza amore o risorse per vivere ed essere felici.

La paura è la madre dell’infelicità perché parte dal presupposto che quello che ci serve per stare al sicuro è all’infuori di noi.

La fiducia, invece, si basa su presupposti diversi, e cioè che la vita è orientata verso il bene, che non c’è nessun pericolo e che tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere felici è già dentro di noi.

Come essere felici: un po’ di sano realismo

Concludiamo con un po’ di sano realismo.

Abbiamo già detto che non è semplice cambiare modo di pensare perché l’infelicità è strutturale ed è fatta di pensieri radicati nella nostra mente da anni o addirittura decenni.

Non credete a chi vi promette formule magiche di trasformazione personale perché spesso non bastano neanche molti mesi a imparare come essere felici.

Quel discorso in cui si diceva che per essere felici bisognava cambiare modo di pensare è stato più di dieci anni fa e, a essere completamente sincero, dopo aver apprezzato il messaggio sono tornato a fare quello che facevo sempre…

…fino a quando ho smesso di farlo.

A un certo punto la disistima e il biasimo personale hanno desistito, perché i semi della gratitudine, dell’empatia e della fiducia avevano anche loro preso spazio nella mia mente.

Erano cresciuti ed erano diventati delle abitudini, una parte integrante della mia struttura mentale.

Adesso sono abituato a non prendermela con me stesso e con chi mi sta intorno, a ringraziare l’universo per tutto quello che ho, ad avere fede che la vita mi mostrerà quello di cui ho bisogno per essere felice.

Ad oggi posso dire che, grazie alle nozioni appena condivise, sono più felice.

Ed è realistico affermare che, seppur non basti un articolo su come essere felici per cambiare vita, di certo basta a fare il primo passo, a piantare il primo seme.

Letture consigliate

1. Le coordinate della felicità

Se ogni tanto desideri mollare tutto e partire. Se ti senti “fuori posto” in una vita normale.

Se sogni di essere libero di vivere come preferisci. Se ami viaggiare e ti piacerebbe lavorare viaggiando.

Se sei stufo di inseguire un’idea di felicità decisa da altri… questo libro potrebbe aiutarti a cambiare vita e a trovare la forza di seguire i tuoi sogni.

Formato Kindle €8,99

2. L’arte della felicità

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Conoscere se stessi, controllare le emozioni distruttive, sconfiggere l’egoismo per aprirsi agli altri attraverso l’esercizio quotidiano alla compassione: ecco riassunti i precetti che il buddhismo indica come gli ingredienti fondamentali per un’esistenza più felice.

Ma questa è davvero una via percorribile per noi occidentali, costantemente indirizzati a modelli di vita tutti incentrati sulla competizione e il successo?

Copertina Flessibile €11,00

3. La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere

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«Immagina per un momento che quasi tutto ciò che credi su come raggiungere la felicità sia in realtà inesatto, fuorviante o falso.

E immagina che siano proprio queste tue convinzioni a farti sentire infelice.

E se in realtà fossero proprio i nostri sforzi per trovare la felicità a impedirci di ottenerla?

Formato Kindle €9,99

4. Dentro la tana del coniglio, cosa ci rende felici

Il libro che ha dato vita al blog.

Tra le sue pagine troverai aneddoti e storie sulla felicità, su ciò che la favorisce e ciò che la limita.

Leggi la pagina di approfondimento per maggiori info.

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