È da più di un secolo che andare a vivere in America è il sogno di mezzo mondo, da più di un secolo che gente piena di speranza fa di tutto per arrivare nella terra delle opportunità.
Prima si prendeva la nave e ci voleva un mese per arrivare.
Adesso bastano poche centinaia di euro per il biglietto aereo, se sei fortunato, o poche migliaia di euro per passare il confine a piedi dal Messico, se non lo sei.
È qui sta la prima differenza tra coloro che vogliono vivere in America: alcuni sono fortunati e altri no.
Andare a vivere in America, tra fortuna e sfortuna
Gli Stati Uniti hanno avuto il grande merito di essersi costruiti la reputazione del paese democratico per eccellenza.
L’esperienza di quegli immigrati che dopo aver deciso di andare a vivere in America hanno fatto fortuna partendo da zero ha offuscato quella di coloro che la fortuna non l’hanno fatta e che sono costretti a sudare tutte le camicie che hanno per arrivare a fine mese.
Che poi, che tu sia ricco o povero, negli Stati Uniti le camicie le devi sudare lo stesso, visto che l’ossessione per la produttività e le giornate lavorative da 12 ore ce l’hanno tutti, pure (e forse soprattutto) i ricchi.
Non c’è assolutamente nulla di peggio, per la cultura americana, dell’ozio e la pigrizia.
Se vivi negli Stati Uniti e a 30 anni non hai ancora capito cosa fare nella vita ti sentirai un pesce fuor d’acqua.
Se poi vivi ancora con i tuoi non ne parliamo… meglio non dirlo in giro.
In sostanza, e qui parlo per esperienza personale pur essendo consapevole che la situazione cambia drasticamente in base a dove vivi, l’americano tipo è convinto che per dimostrare il proprio valore bisogni andar via di casa il prima possibile e farsi una vita propria (make a life for yourself).
A causa dei decenni di propaganda anti-socialista, ogni forma di aiuto pubblico o assistenzialismo viene vista con sospetto da molti, a tal punto che milioni di persone si oppongono al concetto stesso sanità pubblica.
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In America si paga tutto
In America si nasce a pagamento, si cresce a pagamento, si pagano cifre a quattro, cinque e sei zeri per laurearsi nei college privati, comprare case e assicurazioni sanitarie. E poi si lavora come ossessi, per pagare le rate di una vita presa in prestito.
Se sei molto fortunato, la scuola in cui andrai sarà prestigiosa, il lavoro che troverai ben retribuito e la casa in cui vivrai in una zona residenziale di città come Los Angeles o Chicago.
Avrai pur sempre debiti, intendiamoci, ma saranno debiti che non ti complicheranno più di tanto la vita nella misura in cui sarai in grado di continuare a mantenere un impiego stabile.
Il discorso sarà diverso se non sei fortunato, se vivi in un ghetto in periferia e hai un lavoro al minimo salariale che non comprende assicurazione sanitaria.
In quel caso potresti non avere idea di cosa voglia dire essere liberi nella terra delle libertà.
In quella condizione potresti arrivare a vedere il lato oscuro del sogno americano: l’alienazione che si percepisce nelle metropoli, l’isolamento dei piccoli centri, l’assenza di aiuti statali e coperture sanitarie, la mancanza di una rete sociale di supporto, il materialismo sfrenato.
Anche questo aspetto devi tenere in mente se stai sognando di andare a vivere in America, del fatto che ci sono grandi opportunità ma poca coesione sociale.
E questo non lo dico solo io che negli Stati Uniti c’ho vissuto, lo diceva anche Tiziano Terzani, che l’America l’ha amata e l’ha odiata molto prima di me.
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Gli Stati Uniti negli occhi di Tiziano Terzani… e nei miei
Adattato dal capitolo “Dissociazione”, del libro Dentro la tana del coniglio – Cosa ci rende felici.
A volte avevo l’impressione che a goderci la bellezza di New York eravamo davvero in pochi. A parte me, che avevo solo da camminare, e qualche mendicante intento a discutere col vento, tutti gli altri che vedevo mi parevano solo impegnati a sopravvivere, a non farsi schiacciare da qualcosa o da qualcuno.
T.Terzani – Un altro giro di giostra
Quando abitavo negli Stati Uniti la maggior parte degli artisti che incontravo avevano un secondo lavoro che li manteneva, ma con il quale non si identificavano mai.
Specialmente in California attori, modelli, cantanti e scrittori vanno a lavorare nei ristoranti o a fare i postini per la FedEx per potersi mantenere mentre perseguono i loro sogni nei fine settimana o nel tempo libero.
Anch’io ho fatto parte di quest’allegra carovana di sognatori in bilico tra due mondi.
Andavo in giro a suonare nei locali la sera, con la giacca di pelle e il jeans strappato, e mi vestivo da pinguino il giorno dopo quando andavo a servire quelli che si guadagnavano da vivere facendo quello che volevo fare io.
E tutte le volte mi chiedevo, “ma cos’è che hanno loro più di me?”.
La vera risposta era “niente”, quella che davo a me stesso… “tutto”.
Sognavo di fare la rockstar, ma invece di pensare alla musica mi concentravo sull’insormontabilità delle cose.
Allora continuavo a portare filet mignon alle star di Hollywood, illudendomi di poter captare in qualche modo il segreto del loro successo, illudendomi di essere uno di loro.
Sentivo spesso parlare in giro dell’aspirazione per il palcoscenico, per la fama, per il tappeto rosso, e tutte le volte era la stessa campana a suonare: è una questione di fortuna, c’è chi ha la tanto agognata “botta di culo” e chi deve convivere con la dea della sfiga.
“Che gran cazzata” pensavo io.
Non era la sfiga a tenermi imprigionato in un lavoro che odiavo, ero io stesso.
La fortuna non esiste, siamo noi a creare la realtà in cui viviamo.
L’aspirante attore che da 30 anni lavora in un ristorante mentre continua a fare provini non è stato sfortunato.
Ha semplicemente manifestato una realtà in cui ha profondamente (e inconsapevolmente) creduto.
Con le parole dice di voler fare l’attore, ma le sue azioni dicono qualcos’altro: “non sono abbastanza bravo per fare l’attore, ma sono abbastanza bravo per fare il cameriere”.
Quando l’uomo ha fede in sé stesso riesce a sfidare l’incertezza, quando non ha fede cerca la certezza.
Il destino crudele c’entra ben poco in quanto Esso non ha moralità.
Se viviamo in una dimensione separata da quello che desideriamo è probabilmente perché, in fondo, crediamo di meritarcelo.
La dissociazione degli americani
Per Tiziano Terzani questo modo di vivere è tipico della società americana, secondo lui affetta da una “sottile e innocua forma di follia”, dove “nessuno è mai a suo agio nella propria pelle, nessuno è contento di essere chi è, soddisfatto di quel che fa. Mai nessuno è felice di essere dov’è”.
La dissociazione, come la chiama lui, è il male invisibile che affligge la mente degli americani ed è anche il male del nostro tempo.
È quest’idea balorda secondo la quale è giusto e “responsabile” mettere da parte l’amor proprio e i propri desideri per un lavoro che si odia, per un assegno mensile, un iPhone, un divano in pelle, un televisore HD, una BMW, una vacanza al mare a ferragosto.
La dissociazione è un recinto di filo spinato che ci separa dalla possibilità di essere pienamente noi stessi; è l’illusione di poter vivere un domani pieno di sorprese mentre lavoriamo per la prevedibilità delle cose.
La cultura americana si basa molto su questo tipo di praticità e sull’ossessione per avere cose, sulla ricerca della felicità attraverso il consumismo sfrenato.
In America ci si fida di chi ha denaro molto di più di quanto ci si possa fidare di chi ha cuore e buon senso, e si sacrifica facilmente l’empatia per il disprezzo della povertà.
È questo che ha notato Terzani nel suo libro Un altro giro di giostra, è questo che ho notato anch’io nei 6 anni che ho passato tra Boston e Los Angeles.
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L’esperienza di vivere negli Stati Uniti
Adesso che abbiamo considerato i lati negativi della cultura americana, come il consumismo e l’ossessione per l’accumulo di ricchezza, passiamo agli aspetti positivi e pratici.
Cosa vuol dire, in concreto, vivere negli Stati Uniti?
Mettendo da parte tutte le difficoltà che potresti avere con il visto o l’elevato costo della vita, trasferirsi oltreoceano è sicuramente una scelta che cambia la vita.
Prima di tutto c’è l’efficienza delle scuole, delle università e degli ospedali privati che, se pur non accessibili a tutti, sono sempre all’avanguardia e super professionali.
Studiare in un college americano, per esempio, è un’esperienza unica che ti dà accesso a un livello di istruzione che spesso non eguali.
Ti potrebbe sembrare ti stare vivendo un film con i pranzi alla mensa e le feste delle confraternite, i test scritti e le serate passate a studiare nella library.
Una volta laureati, ci sono poi infinte possibilità lavorative, potendo scegliere tra aziende leader nei più disparati settori, dalla sanità alla tecnologia, e potendo godere di benefici consistenti, salari adeguati e opportunità di fare carriera.
Un’altra cosa che adoravo degli Stati Uniti era poi la facilità con cui si poteva reperire di tutto online e la facilità con cui si possono fare cose che in Italia richiedono lungaggini burocratiche come aprire un conto in banca o una partita IVA.
Io, per esempio, c’ho messo poche settimane a ottenere quello che mi serviva per vivere lì, come la social security card (equivalente del nostro codice fiscale), la patente e il conto corrente.
Per il resto, mi sono costruito una vita intera grazie a Craigslist: ho trovato lavori, appartamenti, un’auto, una band con cui suonare, dei coinquilini, amici con cui condividere interessi in comune.
Sotto molti altri punti di vista, la vita negli States è a tratti più gratificante rispetto a una vita in Italia, ma anche molto più stressante.
Contraddizioni dell’America
Dopo tutto, stiamo parlando di una terra piena di contraddizioni:
- Qui troverai le persone più aperte e progressive e quelle più chiuse e bigotte.
- Troverai che è molto semplice fare amicizia ma molto difficile mantenersi in contatto con gli amici.
- È facile trovare lavoro ma anche facile perderlo.
- Ci sono ospedali super moderni ma solo in pochi possono entrare.
- Grazie all’utilizzo sfrenato di internet è facilissimo incontrare potenziali partner e amici online ma difficile soffermarsi su qualcuno in particolare.
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Consigli pratici per vivere e ambientarsi in America
Dopo aver visto alcuni pro e contro, se riuscirai ad andare a vivere in America grazie a uno dei tanti visti disponibili per gli stranieri, ti consiglio di calibrare bene le tue aspettative.
Non sto dicendo che sarà tutto complicato, ma neanche che sarà il sogno che tutti dipingono da un secolo a questa parte.
- Prima di fare qualsiasi cosa, prenditi cura dell’aspetto legale, affidandoti magari a un avvocato per avere tutte le carte in regola.
- Negli ambiti sociali, ricordati di parlare con cautela di religione e politica con sconosciuti, gli americani sono molto sensibili a questo tipo di discorsi e tendono a non esprimere facilmente le loro opinioni a riguardo.
- Fa amicizia, trova la tua nicchia, un gruppo di persone con cui ti piace stare, perché l’America è grande e viverci da soli può far sentire parecchio isolati.
- Rispetta il tempo delle persone. Negli States la gente è spesso molto impegnata e capita che per incontrare qualcuno si debba concordare in anticipo una data che vada bene per entrambi.
- Rispetta le formalità. Gli americani ci tengono parecchio alle convenzioni, ai biglietti di auguri, agli inviti e alle reciprocità.
- Approfitta di quello che la tua città ha da offrire, soprattutto se vivi in città come New York o San Francisco, il livello del talento, degli spettacoli e dell’arte in questi luoghi è il più alto al mondo, non perderti concerti e mostre.
- Trova del tempo per viaggiare, soprattutto nelle zone interne dove potrai ammirare paesaggi naturali sconfinati e mozzafiato.
- Qualsiasi cosa tu faccia, impegnati e prova a mostrare il tuo vero potenziale. Gli americani apprezzano tantissimo chi è auto-motivato e determinato a fare bene, e gli sforzi di solito pagano sempre.
Infine, concentrati sul lato positivo della vita in America, trovando gli americani aperti e sensibili, evitando quelli troppo superficiali e materialisti.
Usa quest’esperienza per imparare di più su te stesso e sul mondo, perché la cosa più bella degli Stati Uniti è che qui puoi essere davvero chi vuoi.
Nessuno si fa problemi se un giorno decidi di fare qualcosa di diverso o di stravolgere la tua vita, a tutti è concesso di sperimentare per trovare ciò che li rende felici, ed è questo che secondo me rende vivere negli States una grande opportunità di crescita personale.
Vivendo lì si respira ogni giorno l’ambizione a migliorarsi, cosa che, quando non rende le persone egoiste, le spinge a superare i propri limiti e paure, a scoprire talenti che non si sapeva di avere.
LIBRO: Questa è l’America: Storie per capire il presente degli Stati Uniti e il nostro futuro
Ci sono pochi posti nel mondo dove il divario tra quello che crediamo di sapere e quello che sappiamo è tanto ampio quanto nel caso degli Stati Uniti.
L’influenza statunitense nei nostri consumi è così longeva che pensiamo di conoscere bene l’America quando in realtà, nella gran parte dei casi, la nostra idea è un impasto di luoghi comuni e poche informazioni concrete.
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