Come conoscere se stessi per garantirsi un futuro migliore: lo Schema di Johari

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Non voglio sembrare esagerato, eppure penso che riuscire a conoscere se stessi equivalga a garantirsi un futuro sereno con il più azzeccato degli investimenti.

Per spiegarmi meglio ho bisogno di introdurre il concetto di premessa.

Ognuno di noi imposta la propria esistenza su una convinzione basilare, una premessa appunto, che può essere qualsiasi cosa, da “il mio destino è fare lo scrittore” a “per trovare un posto fisso bisogna avere conoscenze”.

In pratica, la premessa che scegliamo detta le nostre scelte e guida il nostro percorso di vita, un po’ come quando si programma un computer scrivendo le istruzioni del suo sistema operativo.

Alcuni computer vengono programmati per fare semplici calcoli, con altri puoi creare vere e proprie forme di arte digitale.

La scelta sta a monte, nell’intenzione del programmatore.

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Non si può conoscere se stessi senza sapere quali sono le proprie premesse fondamentali

Qual’è la tua intenzione di vita?

Cosa hai deciso di fare con il tempo che ti è stato dato e perché?

Sono domande a cui è molto facile dare una risposta superficiale ed estremamente difficile darne una esaustiva.

Per esempio, è quasi ovvio affermare che si vuole lavorare come architetti perché si è studiato architettura o che si vuole lavorare nel pubblico perché c’è la crisi e il privato non dà garanzie.

Ma quali sono le premesse fondamentali dietro queste scelte?

Perché hai studiato architettura?

Ti fa stare bene? È qualcosa che hai sempre sentito di voler fare?

Perché vuoi il posto fisso nel publico? Per amore dell’amministrazione o paura di non avere lo stipendio fisso?

E sei sicuro che la tua paura sia reale o ci credi perché ti fai influenzare dalla gente o dal telegiornale?

Potremmo fare lo stesso tipo di domanda con altri settori accademici o con la scelta di aprire un’attività commerciale.

In ogni esperienza scopriremo sicuramente che si è intrapresa una strada per un motivo che poi è cambiato, a causa di una premessa che non rispecchia al cento per cento ciò che siamo veramente.

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La storia di quando ho dovuto perdermi per conoscermi

Ti racconto la mia esperienza per chiarire il tutto.

Un giorno ho capito che mi ero laureato in giurisprudenza seguendo la premessa sbagliata, quella secondo la quale per vivere felice nella vita dovevo fare un lavoro prestigioso e sicuro.

Così ho deciso di cambiare il mio modo di pensare, il mio sistema operativo, e ho deciso di dedicarmi completamente alla musica.

La premessa lì sembrava più vera, cioè “non sono un avvocato ma dentro sono un musicista”.

E seguendola iniziai a fare musica a tempo pieno, andando prima a Milano, poi a Boston, poi a Los Angeles, poi a Londra, poi in Cina, poi di nuovo a Londra.

Feci migliaia di chilometri e centinaia di esperienze, belle e brutte, tutto perché un giorno ho deciso che la mia verità era fare il musicista.

Da notare: non avevo le idee chiare su quale strumento volessi suonare o su che tipo di musicista volessi essere, fatto sta che suonavo prima la chitarra, poi decisi di fare composizione, poi passai al basso, prima in una band rock poi in diverse cover band per eventi e matrimoni.

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La premessa sbagliata

Sarebbe bello ammettere che scegliendo di inseguire quel sogno tutto andò bene e adesso vivo di musica.

Ma non è andata così.

C’era un’altra premessa sbagliata in quella miriade di piccole scelte giornaliere che mi fecero girare in tondo come una trottola… e la premessa era “se non divento famoso non avrò mai nessun valore”.

Non c’era amore vero dietro quello che facevo, non c’era una vera intenzione di vivere di musica, non c’era un reale appagamento nel processo di fare musica giornalmente.

La carriera come bassista era solo un mezzo per ottenere qualcos’altro.

Cioè, avevo creato un personaggio, Vincenzo il musicista, che serviva a farmi vivere una fantasia e distrarmi dalla realtà di chi ero.

Non lo sapevo, in realtà, chi ero. Come molti di noi d’altronde.

Agivo solo sulla base di quella premessa perché era questo il piano e non c’era nient’altro da fare.

Non notavo che durante il giorno non avevo nessun desiderio di prendere in mano il mio strumento o che non avevo interesse a scoprire musica nuova.

Non notavo che quando suonavo sul palco ci fosse poca gioia nei miei occhi.

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La scelta di chi essere

Quanto descritto non è qualcosa che faccio solo io.

Un po’ tutti, a un certo punto, scelgono un piano di vita più o meno veritiero e poi lo seguono quasi ciecamente, senza “controlli periodici di autenticità”.

E un po’ tutti noi (in modi diversi) creiamo dei personaggi.

Quando ci chiedono chi sei? rispondiamo con risposte approssimative tipo sono un ingegnere, un avvocato, un dottore.

Per quanto non dica nulla su chi siamo realmente dentro, una risposta del genere soddisfa il nostro bisogno di avere un ruolo e il nostro bisogno di coerenza e semplicità.

A nessuno piacerebbe ammettere di non aver ancora capito cosa fare della propria vita a trent’anni, di non avere un lavoro stabile o un’identità precisa.

Così ci affanniamo a scegliere un personaggio come quando ci si affanna a scegliere una sedia nel gioco delle sedie musicali.

Perché lo sforzo di conoscere realmente se stessi fa molta più paura dello sforzo di scegliere la prima opzione disponibile e fa anche più paura dell’idea di cambiare la propria vita a qualsiasi età.

Conoscere se stessi: il nostro vero Io vs. il nostro personaggio

Dietro le scelte che vanno a costituire il nostro personaggio, ovvero colui o colei che rappresenta chi siamo in apparenza, c’è un altra persona.

Dietro il personaggio del musicista che avevo scelto per placare le mie insicurezze c’era una persona con una voce e con una vocazione.

Una parte di questa persona ti sta scrivendo in questo momento e ti sta dicendo che non sei soltanto quello che sembri e non sei neanche quello che fai.

Dietro quello che fai ci possono essere delle premesse sbagliate e svelando queste premesse potresti scoprire di dover o voler fare qualcosa di completamente (o parzialmente) diverso.

Esiste dunque una parte di te che rappresenta la verità su chi sei, il tuo vero Io.

Al suo interno non esiste paura perché la connessione con la nostra verità ci dà sicurezza e ci rende liberi, più di quanto non possano mai fare i soldi o le relazioni.

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Un metodo per conoscere sé stessi: lo schema di Johari

Adesso che abbiamo familiarità con il concetto di premessa e di personaggio, passiamo a un metodo pratico per migliorare la conoscenza di sé: lo schema di Johari.

Questo è uno strumento di esplorazione personale che ci mostra le 4 parti di noi stessi:

  1. Il sé pubblico;
  2. Il sé privato;
  3. Il sé cieco;
  4. Il sé sconosciuto.
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Il sé pubblico è quella parte di noi che è palese sia a noi stessi che agli altri: è quello che mostro su facebook, le qualità e le qualifiche, i ruoli e i gusti.

Il sé privato è la parte di noi che non vogliamo mostrare al mondo: può includere le nostre insicurezze, l’invidia che proviamo nei confronti degli altri, le vulnerabilità e gli errori che ci fanno vergognare.

Il sé cieco è invece la parte di noi che vedono gli altri ma che non vediamo noi: si tratta di quei comportamenti fastidiosi che non ci accorgiamo di avere, di quelle convinzioni limitanti che diamo per scontate, di gesti automatici che finiscono per danneggiare inconsapevolmente gli altri.

Infine, il sé sconosciuto è tutto ciò che nessuno sa che siamo: è la nostra parte potenziale, quello che potremmo diventare e scoprire grazie alle esperienze e ai viaggi.

Conoscere la verità su sé stessi

Chi si ferma soltanto alle apparenze e incentra la propria vita sul compiacere gli altri vive soltanto nel sé pubblico.

Qui la vita finisce inevitabilmente per diventare vuota e priva di significato, come lo può essere per tutti quelli che sono ossessionati con i selfie e la fama mediatica.

La soluzione sta nel concentrarsi sullo scoprire il proprio sé sconosciuto e nello svelare le limitazioni del nostro sé cieco.

Per farlo ci sono una miriade di opzioni e strategie che ti posso dare, dai test della personalità alle liste di domande da fare per conoscere meglio sé stessi.

L’unico problema sta nel fatto che non esiste un aiuto esterno che può immediatamente svelare la verità su chi sei.

Leggere, viaggiare e incontrare persone nuove sicuramente aiuta, ma alla fine dipende solo da te trovare la forza di guardarti dentro per vedere se ci possono essere delle premesse diverse rispetto a quelle che conosci già.

Cosa accade quando si conosce meglio sé stessi

Visto allora che non posso dirti chi sei, posso darti un’idea di quello che ti accadrà quando avrai conosciuto la parte sconosciuta di te.

  • Sentirai di avere più coraggio, il coraggio di fare e di esprimere le tue idee.

Il sé potenziale e sconosciuto è la parte di noi che può far accadere tutto ciò, il depositario del vero motivo per cui siamo venuti al mondo.

Quando siamo veri attiriamo a noi persone e opportunità. Quando non siamo veri accade il contrario.

Quando viviamo una bugia iniziano gli imprevisti, i problemi, le cose non funzionano per qualche ragione e non si ottengono mai gli effetti sperati.

Ciò avviene perché l’Universo non vuole che tu sia un personaggio, vuole che tu sia Tu.

Quando scopri chi sei veramente, allora, l’Universo inizierà ad aprire porte per te laddove prima c’erano muri (J.Campbell).

Ed ecco perché, come ho detto all’inizio, conoscere se stessi equivale ad assicurarsi un futuro più sereno.

Perché se le false premesse ci fanno incappare in strade senza uscita, trovare la verità su chi siamo ci farà andare avanti e ci renderà felici.

4 Libri per conoscere sé stessi

1.L’arte di conoscere se stessi

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Avviato nel 1821 e proseguito poi nei decenni successivi, questo «libro segreto» consisteva probabilmente in una trentina di fogli fitti di annotazioni autobiografiche, massime e citazioni che Schopenhauer aveva registrato come ciò che gli stava più a cuore.

Come una sorta di distillato della propria personale saggezza di vita: le regole di un’arte per conoscere se stessi e, nel contempo, per rendere meno difficile la convivenza con gli altri e l’orientamento nel mondo: «Volere il meno possibile e conoscere il più possibile è stata la massima che ha guidato la mia vita».

Formato Kindle €2,99

2. Cambia l’abitudine di essere te stesso

Non sei destinato né programmato geneticamente a essere ciò che sei per tutta la vita.

Infatti è nata una nuova scienza che restituisce all’individuo il potere di creare la realtà che desidera vivere.

Nel suo libro, il dottor Dispenza, autore noto a livello internazionale, speaker, ricercatore e chiropratico combina la fisica quantistica con la neuroscienza, la chimica del cervello, la biologia e la genetica per mostrarci cosa sia veramente possibile realizzare. 

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3. Ventuno giorni per rinascere: Il percorso che ringiovanisce corpo e mente

Esiste un cammino di tre settimane capace di renderci più giovani, più sani, più longevi, più gioiosi.

Lo ha studiato Franco Berrino, noto medico ed esperto di alimentazione, assieme a Daniel Lumera, riferimento internazionale nella pratica della meditazione, e a David Mariani, allenatore specializzato nella riattivazione dei sedentari.

È un percorso pratico e quotidiano fatto di ricette, esercizi fisici e spirituali. Ma anche di conoscenza, illuminazione, consapevolezza.

Formato Kindle €7,99

4. Il segreto è credere in se stessi 

Che sogno inseguiremmo se fossimo certi di poterlo realizzare? Quante cose cercheremmo di fare se non fossimo bloccati dalla paura del fallimento?

Quanto più avremo fiducia nelle nostre capacità, tanto più facile sarà per noi fissare obiettivi importanti e impegnarci al massimo per raggiungerli.

È ciò che sostiene Brian Tracy – esperto di crescita personale e coach di fama internazionale – in questo libro frutto di anni dedicati a osservare comportamenti e azioni delle persone di successo. 

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2 commenti su “Come conoscere se stessi per garantirsi un futuro migliore: lo Schema di Johari”

  1. Grazie infinite per le tue bellissime perle di saggezza, ho 35 anni ho fatto una miriade di lavori altalenanti, ma con nessuno mi sentivo “ME”, io l’ho sempre saputo chi sono, solo che sentirmi una motociclista non mi dà cibo ne mi fa pagare le bollette, ma mi regala così tanta fiducia in me stessa, così autostima.. Grazie.

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